Capranica, un’ammiraglia con la prua puntata su Roma

Dove andiamo. Una visita al paese sui monti Cimini tra ricche chiese e i fagioli «quarantini»

Osservato dall’alto il centro storico di Capranica, a 24 km da Viterbo, somiglia, per la sua originale sistemazione urbanistica, racchiusa tra due porte poco distanti l’una dall’altra, e allungata su una caratteristica lingua tufacea, a una nave ammiraglia che punta la sua prua direttamente verso Roma.
Capranica, quasi alle falde del versante meridionale dei monti Cimini, sarebbe nata intorno al secolo VIII, da un gruppo di caprai, raminghi perché fuoriusciti da un non lontano villaggio di Vico Marino. Ed è per questo che, quegli antichissimi profughi, chiamarono il nuovo centro abitato Capralica, da caprae e ilex (elce delle capre). Subito dopo, però, il primitivo toponimo si trasformò in Capranica, sembra in onore di un capraio di nome Nica. Sta di fatto, comunque, che, oggi, lo stemma araldico del comune reca una capra, il monte e il sole. A confermare il fatto c’è giunta anche la testimonianza di Francesco Petrarca che, ospite di passaggio al castello degli Anguillara, mentre si trovava in viaggio verso Roma, nel 1337, annotò nel suo diario «...questo è il monte delle capre, cosiddetto per quel ch’io mi creda per cagione, che essendo già tutto pieno di silvestri virgulti era più frequentato da capre che da uomini». Citazione del vate del Canzoniere a parte, Capranica vanta la gloria monumentale del castello degli Anguillara dove Carlo Magno, quando venne a Roma per l’incoronazione imperiale - Natale dell’810 - fu ospitato e onorato. Signori Anguillara che almeno fino alle soglie del Cinquecento non smisero di avvalersi dell'odioso ius primae noctis. Poi, nel 1462, Capranica passò allo stato della Chiesa, sotto la cui protezione rimarrà fino all0unità d’Italia.
Da vedere. Abbondano le chiese, specie quelle dedicate al culto mariano: se ne contano tredici. Ma tra i monumenti più insigni merita un cenno particolare la romanica chiesa di San Francesco dove, fra l’altro, in un bellissimo sepolcro marmoreo dalle forme gotiche, attribuito a Paolo Romano, giacciono i corpi di due gemelli degli Anguillara, morti nel 1406 e 1408, raffigurati con l’armatura addosso. Poco distante si ammira l’elegante palazzo degli Accoramboni, oggi sede comunale. Poi, a seguire, il Duomo di San Giovanni Battista, la neoclassica chiesa di Santa Maria, opera di Vergilio Vespignani (1867), e, poco lontane dal centro abitato, la chiesa della Madonna del Piano, disegnata dal Vignola e affrescata dagli Zuccari, e la chiesetta della Madonna del Cerreto (1700).
Da mangiare, da bere. La Capranica di oggi affida la propria economia alla coltura di vigneti, oliveti, castagneti, cereali, legumi, ortaggi e soprattutto di noccioleti, che in questa zona trovano favorevoli condizioni ambientali. Notevoli le acque minerali ferruginose-alcaline, efficaci nelle affezioni dello stomaco e dell’intestino, tra cui quella detta di San Rocco, leggerissima e diuretica.

Tra le pietanze tipiche del luogo: la zuppa di fagioli (del tipo «quarantino»), i «ciechi» (una sorta di pasta con acqua e farina), il capretto, l’agnello e gli arrosti da gustare con i «raponzoli» e la cicoria. Ottimi dolcetti a base di nocciole (tozzetti) e i salumi.

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