Nel dicembre del 2020 l'Agenzia alimentare di Singapore ha autorizzato, dopo un'istruttoria durata due anni, la vendita dei primi «bocconcini di pollo» fabbricati in laboratorio da una società californiana, Eat Just. Qualche settimana dopo, i bocconcini hanno fatto la loro comparsa sui tavoli dei ristoranti della città-stato asiatica.
Dopo più di vent'anni di studi la carne e il pesce artificiali potrebbero presto diventare un'alternativa concreta a quelli naturali. Per la felicità di ambientalisti e animalisti, visto che la carne artificiale contiene solo poche cellule animali che, dopo il prelievo, vengono nutrite con diete forzate di proteine, zuccheri, grassi, vitamine e minerali, con tecniche che ricordano quelle usate fino a qualche tempo fa solo per la rigenerazione dei tessuti in campo medico.
In giro per il mondo gli esperti calcolano che ci siano già una settantina di start up che sperano di fare soldi lanciandosi nella produzione di massa. Tra le società più avanzate almeno un paio sono israeliane. Una, Supermeat, attende per quest'anno l'autorizzazione a lanciare sul mercato hamburger coltivati al prezzo di 10 dollari l'uno (appena tre o quattro anni fa i costi erano tali che un hamburger poteva essere messo in vendita solo a 2500 dollari).
Un'altra società con base a Gerusalemme, Future Meat, ha appena raccolto 347 milioni di dollari da un gruppo di investitori che crede nel progetto della carne artificiale.
La società, che produce già in Israele 500 kilogrammi al giorno di agnello, pollo e vitello (tutto rigorosamente prodotto in laboratorio) aprirà un grande sito produttivo negli Usa dove spera di essere operativa entro la fine di quest'anno.Negli Usa, invece, Finless Food, sede nell'area di San Francisco, produce partendo da poche cellule animali il prezioso tonno rosso (che non ha mai visto il mare).
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