CARTELLONE 2012-2013 Tra classicismi e nuove coreografie

Sei titoli per una stagione segnata dalle personalità di Sasha Waltz e James Conlon

CARTELLONE 2012-2013  Tra classicismi e nuove coreografie

Il côté danza della stagione scaligera segnala l’entrata in scena di Sasha Waltz e cinque titoli di repertorio. Tra i protagonisti tornano i nomi cult di Svetlana Zakharova, Natalia Osipova, Roberto Bolle e Massimo Murru. Astro del podio, come già era successo in tempi recenti con Muti, Harding e Barenboim, James Conlon, una delle “scoperte” spoletine di Menotti poi affermatosi a livello internazionale specie nel repertorio contemporaneo. Protagonista il Ballo scaligero. La novità, firmata Sasha Waltz, è dunque il lavoro inaugurale del 19 dicembre con anteprima giovani il 16, Roméo et Juliette. Una coreografia già vista (ma mai al Piermarini) e ammirata anche dal vasto pubblico del grande schermo grazie a un prezioso e rivoluzionario uso del satellite. La Waltz è artista di segno moderno che declina come estro comanda la lezione del post-espressionismo teutonico. Spesso i suoi pezzi sono collage di citazioni, oppure installazioni museali. Mentre il lessico è un mix di contact improvisation e german dance d’esordio. Se la vicenda è nota, la novità sta nel linguaggio che la racconta e nell’interazione coreografia-scenografia. Enormi pannelli bianchi commentano il susseguirsi dei fatti tanto che uno di questi solleverà la trasognata Giulietta verso il cielo. La musica, rivisitata e diretta da James Conlon, è quella dell’inquietante e teatrale Sinfonia Drammatica di Berlioz. Un sinfonia “scenica” di forte espressività. Alle étoiles parigine Aurélie Dupont e Hervé Moreau, sulla cui cifra il balletto è strutturato, la gloria del battesimo.

Dal 10 febbraio tocca al

Roland Petit del francesissimo Notre-Dame de Paris (Parigi 1965 da Victor Hugo). Fedele alla fonte letteraria la creazione è segnata da poesia e romanticismo. Non mancano all’appello Quasimodo, Esmeralda o Phoebus, ma la vera protagonista resta Parigi. Quella letta sul “libro di Pietra” di Notre-Dame e tinta del colore gotico di processioni, sabba insanguinati, assalti picareschi. Di storpi, matti, diseredati e poveri di spirito. Tra un assolo e un pas de deux Roland, lo “chansonnier de la danse”, strizza l’occhio al grottesco. Mentre Yves Saint-Laurent ruba i colori alla storiche vetrate della cattedrale per regalarli ai costumi. E René Allio scenografo sceglie il segno spesso e nero di Rouault. Musica di Maurice Jarre, noto per la colonne cinematografiche, incluso (tema di Lara) il Dottor Zivago è diretta da Paul Connelly. Con Roberto Bolle e Massimo Murru, Natalia Osipova e Ivan Vasiliev.

Dal 26 aprile Giselle, nella versione fedelissima all’originale (1841) e spesso ripresa di Yvette Chauviré. Per la fanciulle morte senza nozze e costrette a danzare la notte ai raggi della luna si sono avute varie letture. Da quella minimal dell’icona imperiosa e inquietante Sylvie Guillem che esalta “l’inutilità”, all’altra, esistenziale, di Mats Ex. Con la celebrata lezione della Chauviré torna la poesia di “…elle amait trop la danse, c’est ce qui l’a tuée…”. Di struggente accento belliniano la partitura di Adolph Adam è diretta da Alessandro Ferrari. Stella la coppia Zakharova-Bolle.

Quando nel ’90 entra nel repertorio scaligero Il lago dei cigni di Nureyev, la nuova visione appassiona per le molte modifiche che insistono sul taglio psicoanalitico. Viene reintrodotta la figura del precettore Wolfgang, ombra, doppio, alter ego del principe ma anche presenza che scivola verso l’identificazione con il perfido Rothbart: creando uno sdoppiamento a specchio con la duplice natura della protagonista femminile Odette-Odille. La drammaturgia densa di richiami omosex utilizza un lessico classicissimo e estremamente complesso. Il finale, che il realismo socialista sovietico voleva a lieto fine, torna drammatico. La musica incantata e francesizzante di Čajkovskij è diretta da Paul Connelly. Dal 17 luglio.

L’altra metà del cielo (dal 6 settembre) è stato il successo della passata stagione. Successo di pubblico, osanna di giovani. Quasi inesistenti drammaturgia e coreografia (Martha Clarke), restano la parole della canzoni di Vasco Rossi, peraltro poggiate su una musica adattata in ottica Scala.

L’histoire de Manon, dal 7 novembre, si sviluppa nello stile narrativo britannico di Kenneth MacMillan. Il coreografo, che crede alle parole della danza, si esprime con intimismo e sense of humor. Il linguaggio classico segue le vicende aggrovigliandosi tra i dissidi ed espandendosi in grand jetées giocati en vitesse nei momenti felici. Il titolo (1974) si declina secondo la personalità della protagonista che per noi è stata soprattutto Alessandra Ferri, ma anche il suo opposto stilistico, Sylvie Guillem.

Ispirato dallo “scandaloso” romanzo settecentesco “Histoire du chevalier Des Grieux et de Manon Lescaut” dell’Abbé Prevost, MacMillan ne sviluppa le linee più idonee alla propria vena. Dirige David Coleman. Coppia protagonista Bolle-Zakharova che si alterna con Natalia Osipova.

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