La storia dell'assegnazione delle case popolari (dell’Aler di Milano) sembra non finire più. Come se non bastasse ora ci si è infilata anche la Procura di Milano. Il procuratore aggiunto di Milano, Armando Spataro, ha aperto un fascicolo, senza indagati né ipotesi di reato ma sulla base della sentenza del Tribunale civile di Milano che ha assegnato ai rom le case che il Comune aveva deciso di non assegnare. Sulla base di questa sentenza Spataro ha deciso di intervenire perché nella sentenza si parla di possibili comportamenti omissivi del Comune e della Prefettura di Milano per motivi di discriminazione razziale.
Che in questa storia un po' di confusione tra Comune di Milano e ministero degli Interni ci sia stata non c'è dubbio. Ad un certo punto, almeno a livello di opinione pubblica, anche con tutta la buona volontà e senza pregiudizi, non ci si è capito più nulla. Passi in una direzione, retromarce e cambi radicali di direzione su temi così delicati andrebbero evitati come la morte, perché il dibattito non è sereno a cose normali, figuriamoci di fronte a fatti come questi.
Detto questo, c'era proprio bisogno che non richiesto da nessuno, senza un'idea del colpevole e del reato, se ne occupasse, con tutto quello che ha da fare, la giustizia penale? La giustizia civile ha già fatto il suo corso in tempi inusualmente rapidi (almeno per i cittadini comuni), occorreva proprio che intervenisse anche la giustizia penale?
Certo, quello che è scritto nella sentenza civile, elementi omissivi per discriminazione razziale, è rilevante essendo tale discriminazione una delle fattispecie ricordate dalla Costituzione e rappresentando una lesione grave dei diritti fondamentali della persona stessa. Ma non sarebbe stato meglio lasciare questa parte della vicenda nelle mani della politica non dando l'impressione di voler fare opera di supplenza?
La materia dell'immigrazione, dell'accoglienza degli immigrati, della loro integrazione possibile, delle sanzioni e delle pene in caso di irregolarità sono tra i temi più caldi del dibattito politico in tutta Europa. In Italia non parliamone. Non sarebbe opportuno lasciare il tema in questo ambito? Lasciare che sia la politica a fare proposte, a fare progetti, a metterli in pratica e a sottomettere il tutto al giudizio degli elettori. Non è il giudizio politico più che quello penale il giudizio più appropriato in questa materia e in particolare in questo caso dei rom a Milano?
Il Tribunale civile ha riconosciuto ai dieci rom il diritto di entrare nelle case popolari. E ci entreranno salvo ricorsi e ammennicoli vari. Non bastava? Se le decisioni politiche nell'ambito dell'immigrazione cominciano ad essere oggetto della giustizia stiamo freschi. Ad esempio bisognerebbe cominciare ad aprire un fascicolo contro tutti quelli che in Italia hanno operato in aperto contrasto con la Direttiva europea che lega la possibilità di accogliere un immigrato al fatto che abbia un lavoro, uno stipendio sufficiente a mantenere sé e i propri cari, un'abitazione. Quanti fascicoli dobbiamo aprire? Contro chi? Forze dell'ordine, responsabili di enti locali, prefetture, questure, curie, associazioni, uomini di buona volontà, preti, suore, forse financo qualche magistrato e politico.
Non porta buona che chiunque da qualsiasi parte alimenti il sospetto di non agire strettamente in riferimento alle proprie competenze. Magari con i migliori intenti ma al di fuori dei propri confini. Secondo noi in questo caso era meglio lasciare tutto in ambito politico.
A Milano il prossimo anno il prossimo anno ci saranno le elezioni per il rinnovo del consiglio comunale e del sindaco. Saranno oltre un milione gli Spataro che decideranno se sia discriminatoria o no la politica sull'immigrazione del Comune di Milano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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