RomaDa Milano arriva ancora un no alla difesa di Silvio Berlusconi, imputato di corruzione in atti giudiziari nel processo Mills. E la prossima udienza viene fissata il 26 marzo, solo due giorni prima delle elezioni.
I legali del premier, Niccolò Ghedini e Pietro Longo, chiedono al tribunale la sospensione per aspettare le motivazioni della sentenza con la quale la Corte di Cassazione giovedì ha dichiarato prescritto il reato per lavvocato britannico. Sapere la data esatta fissata dalle Sezioni unite per far decorrere la prescrizione sarebbe importante anche per sapere se il processo a Berlusconi è ancora «in vita». Ma i giudici milanesi, dopo una breve camera di consiglio, respingono la richiesta e rinviano il processo al 26 marzo, prima data disponibile. «È impossibile sapere - spiega la presidente Francesca Vitale - in quale data verranno rese note le motivazioni della Suprema Corte».
Il tribunale, quindi, si schiera con il pm Fabio De Pasquale, che si è opposto alla sospensione. «Ci sono già elementi sufficienti per dire che cè stato un accertamento di colpevolezza nei confronti di Mills e che al momento attuale il reato contestato a Berlusconi non è prescritto». Per De Pasquale tutto è chiaro, anche quello che non cè scritto nelle poche righe del dispositivo reso noto dalla Cassazione. Anche se laccertamento della prescrizione non entra nel merito della colpevolezza o meno dellimputato e se le Sezioni unite, per ora, dicono che sono trascorsi i 10 anni necessari per la «morte» del reato, ma non precisano da quando li hanno calcolati. Se la retrodatazione risalisse non all11 novembre 1999, come aveva chiesto il Procuratore generale, ma addirittura al 1998, come spera la difesa di Berlusconi, anche il processo al premier potrebbe essere prescritto. La reazione di Ghedini è dura. «Una decisione incongrua, avevamo anche proposto la sospensione dei termini di prescrizione. Questo processo va avanti solo perché imputato è Berlusconi, in qualsiasi altra parte dItalia sarebbe stato sospeso fino alla data della prescrizione».
Il duello tra accusa e difesa prosegue sui testimoni da sentire. Alcune decine, per i legali del premier, anche quelli che hanno già deposto nel processo Mills-Berlusconi prima dello stralcio che ha separato le posizioni per gli effetti del Lodo Alfano. De Pasquale, invece, vuole snellire al massimo la lista dei testi, per andare al galoppo. Su questo il tribunale deciderà il 26. Così come sullaltra istanza di Ghedini e Longo (già bocciata in passato): la retrodatazione delliscrizione nel registro degli indagati di Berlusconi, dal 24 settembre al 19 luglio 2004. «Se il tribunale dovesse rifiutarsi - dicono gli avvocati-parlamentari - solleveremmo eccezione di costituzionalità». Ora ci si ferma per un mese, con la prescrizione che corre, e poi si annunciano udienze serrate.
Tutto questo in un clima politico incandescente, dopo le durissime frasi di Berlusconi sul caso Mills, «pura invenzione», e sulla «banda di talebani» in toga, e le reazioni pesanti di opposizione e Anm. Il Csm si prepara a inserire le ultime accuse del premier nel già corposo fascicolo aperto a novembre per tutelare i magistrati attaccati. Doveva pronunciarsi dopo le elezioni, ma potrebbe decidere altrimenti. Proprio domani ci sarà la riunione e dal Quirinale arriva un monito. Giorgio Napolitano, in un messaggio al vicepresidente del Csm Nicola Mancino, dice che il processo Mills e le regionali «rischiano di alimentare nuovamente drastiche competizioni e pericolose tensioni, tra parti politiche e tra istituzioni, poteri e organi dello Stato». Allarmato, Napolitano chiede a tutti «senso della responsabilità e della misura», per evitare polemiche dannose al processo di riforma. Basta, ad «accuse pesanti» e «repliche fuorvianti», per sostenere le toghe che lavorano «con scrupolo e imparzialità». Mancino condivide, come Casini e Fini che chiede presto le riforme.
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