Milano - Il gip di Milano Stefania Donadeo ha disposto l’imputazione coatta per Silvio Berlusconi nell’ambito della vicenda sul passaggio di mano dell’intercettazione tra Fassino e Consorte nell’inchiesta Bnl-Unipol. Il giudice ha rigettato la richiesta di archiviazione che aveva invece formulato il pm Maurizio Romanelli e ordinato che le carte tornino in procura per la richiesta di rinvio a giudizio, che dovrà poi essere in seguito valutata da un gup. "Dobbiamo leggere ancora il provvedimento, ma a Milano nulla mi stupisce - ha commentato il legale del premier, Niuccolò Ghedini - è una decisione infondata, tra l’altro c’è una conclamata incompetenza territoriale"
Ghedini: decisione incredibile Secondo il deputato Pdl, "la decisione di imputazione coatta nella vicenda Unipol nei confronti del presidente Berlusconi, è assolutamente incredibile. In un Paese dove tutti i giorni vengono illecitamente pubblicati decine e decine di atti di indagine e intercettazioni, dove la stampa viene avvisata prima degli interessati e dei difensori di ciò che accade nei processi e dove la violazione del segreto è la regola così come la assoluta impunità, si pretende di mandare a giudizio il presidente Berlusconi che è stato centinaia di volte vittima di tali comportamenti. E tutto ciò quando la stessa Procura di Milano, che certamente non può essere sospettata di benevolenza nei confronti del presidente Berlusconi, chiede l’archiviazione e quando tutti i protagonisti della vicenda escludono ogni sua responsabilità per i fatti di causa. Solo al presidente Berlusconi poteva occorrere accadimento siffatto. Non c’è dubbio che il giudice del dibattimento non potrà che pronunciare un’immediata sentenza di assoluzione".
La decisione del gip Il pm aveva chiesto l’archiviazione per il premier, ma il gip non aveva accolto la richiesta e aveva fissato lo scorso luglio un’udienza per far discutere le parti. Oggi è arrivato il provvedimento del giudice che ha disposto l’imputazione coatta per Berlusconi, ossia il pm dovrà formulare la richiesta di processo per il presidente del Consiglio e la richiesta arriverà poi davanti a un altro giudice, un gup, che dovrà esaminarla. Berlusconi rischia, dunque, qualora il gup accogliesse la richiesta, di dover affrontare un altro processo a Milano, dopo quelli già in corso sui casi Ruby, Mediaset, Mediatrade e Mills. Per la vicenda del passaggio di mano della famosa intercettazione "abbiamo una banca" tra Fassino e Consorte ai tempi della scalata di Unipol alla Bnl, è già a processo il fratello del premier, Paolo Berlusconi, editore del Giornale, e la prima udienza è fissata per ottobre. L’intercettazione venne pubblicata sul quotidiano della famiglia Berlusconi il 31 dicembre del 2005 e, secondo l’accusa, venne ’trafugatà dai computer della Procura di Milano quando ancora erano in corso le indagini e doveva restare segreta. Per la stessa vicenda è già stato condannato con rito abbreviato l’imprenditore Fabrizio Favata e ha patteggiato Roberto Raffaelli, all’epoca titolare dell’azienda che si occupava delle intercettazioni per conto dei pm milanesi. Stando alle indagini, il premier la vigilia di Natale del 2005 ricevette ad Arcore Favata e Raffaelli, alla presenza anche di Paolo Berlusconi, i quali sarebbero andati nella villa del presidente del Consiglio per fargli ascoltare il "nastro" con l’intercettazione. Da qui l’accusa di concorso nella rivelazione del segreto d’ufficio.
Le motivazioni del gip "Il nastro dell’intercettazione tra Piero Fassino e Giovanni Consorte ai tempi della scalata alla Bnl fu un «regalo ricevuto" da Silvio Berlusconi "stante l'approssimarsi delle elezioni politiche". Nell’ordinanza con cui ha ordinato l’imputazione coatta per il premier, la Donadeo spiega che la pubblicazione dell’intercettazione sul Giornale "avrebbe leso, così come è stato, l’immagine di Piero Fassino".
Belpietro: "Ho solo pubblicato una intercettazione" "Sono sopreso, anche perché fino a questo istante non ne sapevo proprio nulla, lo sto apprendendo ora", ha commentato il direttore di Libero ed ex direttore del Giornale Maurizio Belpietro, che è stato iscritto nel registro degli indagati. L’imputazione mossa a Belpietro è di concorso in rivelazione del segreto d’ufficio: "Io ho soltanto pubblicato sul Giornale l’intercettazione della telefonata tra Giovanni Consorte e Piero Fassino. Per il resto, di quella vicenda non so proprio nulla".
Ha ricostruito il direttore: "Mi è stata portata l’intercettazione e, come moltissimi altri direttori di giornale in casi simili, ho deciso di pubblicarla. tutto qui. Ora - ha poi concluso Belpietro - vedrò le carte e cercherò di capire la decisione del gip di Milano, che al momento non posso che reputare sorprendente".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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