Pierangelo Maurizio
Sulla disastrosa vicenda della Centrale del latte piomba un altro macigno. La Commissione europea ha aperto dufficio una nuova procedura dinfrazione delle regole comunitarie, questa volta per la presunta violazione dei diritti dei lavoratori. Ad attivare gli uffici di Bruxelles sono state alcune interrogazioni presentate dalleurodeputata di An, Roberta Angelilli. Anche in questo caso la decisione è scattata dufficio per la mancata risposta da parte del Campidoglio alle richiesta di delucidazioni.
Il silenzio sembra dunque essere ormai diventato la linea di condotta adottata in tutto e per tutto dallamministrazione capitolina a proposito della cosiddetta «privatizzazione» della Centrale attuata dalla giunta dellallora sindaco Rutelli. Il Tar ha recentemente dichiarata nulla quella cessione a causa della palese violazione del contratto di compravendita. Il Tribunale amministrativo, con la sentenza del 20 febbraio scorso, ha di fatto stabilito che la Centrale è tuttora di proprietà del Comune e ha intimato al sindaco Veltroni di rinunciare, con una delibera, alla dismissione o di indire una nuova gara. Solo che, nonostante il termine di 30 giorni sia scaduto abbondantemente, il Campidoglio fa finta di niente.
E ora la nuova tegola. La decisione di Bruxelles trae origine dalle stesse motivazioni che hanno indotto il Tar ad emettere la clamorosa sentenza. Ovvero le modalità singolari con cui è avvenuto il passaggio di mano della Centrale. Nel 97 il Comune ha ceduto per 80 miliardi di lire il 75 per cento dellazienda comunale alla Cirio con lobbligo che lacquirente non rivendesse a terzi per 5 anni. Un anno dopo invece la Cirio ha passato le quote alla Eurolat del gruppo Parmalat per 180 miliardi di lire. La penale prevista era pesantissima: annullamento del contratto e pagamento al Comune da parte di Cirio di una somma pari al prezzo dacquisto (cioè 80 miliardi). Il Campidoglio però non stracciò il contratto e preferì «transare», dietro il pagamento in suo favore dapprima di un modestissimo miliardo di lire, poi, dopo le polemiche e la bagarre scatenatesi, elevato a 15 miliardi. Ed è il motivo per cui il Tar ha annullato la «privatizzazione».
Negli accordi sottoscritti tra il Comune e la Cirio era anche previsto che i dipendenti trasferiti nei cinque anni dalla vendita potessero esercitare lopzione di tornare a lavorare per il Comune. Oltre cento dipendenti sono stati effettivamente «scaricati» negli organici capitolini.
pierangelo.maurizio@alice.it
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