Roma -Il ministro del Welfare Sacconi aveva sperato che la ferita aperta dall'abbandono della Cgil al tavolo sulla riforma della contrattazione si rimarginasse perché «la lotta di classe è finita». Invano.
Alla prova dei fatti, costituita dalle piattaforme per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici, il sindacato si è presentato nuovamente spaccato. E su questioni ideologiche. Da una parte Fim-Cisl e Uilm che chiedono un aumento di 113 euro a partire dal primo gennaio 2010. «È una piattaforma - ha dichiarato il leader Fim Giuseppe Farina - seria e ambiziosa. Difende le retribuzioni dall'inflazione, punta all'ampliamento della contrattazione aziendale, e in questa fase di crisi mira anche a sostenere il reddito dei lavoratori in cassa integrazione. Il segretario generale della Uilm Uil, Antonino Regazzi, si è detto soddisfatto del lavoro ricordando come «la riforma del sistema contrattuale, sottoscritta nei mesi scorsi da Cisl, Uil, Confindustria e da altre associazioni datoriali, introduce nuove regole con l'obiettivo di rendere più "normali" e certi i rinnovi contrattuali».
Anche l'Ugl Metalmeccanici ha confermato il trend avviato dal segretario generale Renata Polverini che ha visto il sindacato affiancarsi a Cisl e Uil nel confronto con l'esecutivo. «La nostra proposta di un incremento retributivo medio del 6% per il triennio 2010-2012 formulato sul parametro Isae è molto vicina a quella di Fim e Uilm perché abbiamo fatto un percorso assieme», ha spiegato il segretario di Ugl Metalmeccanici Giovanni Centrella.
Ancora una volta, insomma, la Cgil appare isolata. La richiesta di aumento della piattaforma proposta dal segretario Fiom Gianni Rinaldini è di 130 euro mensili (più 35 euro per coloro che non hanno la contrattazione integrativa). Ma non finisce qui: assieme alla piattaforma, ha aggiunto Rinaldini, saranno presentate due rivendicazioni: il blocco dei licenziamenti compresi i precari e la corresponsione degli aumenti retributivi anche ai cassintegrati. Una posizione che sembra ignorare il «premio occupazione» previsto dal governo con il dl anticrisi per le imprese che manterranno i dipendenti anziché licenziare.
L'obiettivo, al di là delle legittime rivendicazioni, appare quello di denunciare il tentativo di Fim, Uilm e di modernizzare le relazioni industriali. «Hanno quindi accettato di subire l'imposizione della Confindustria e della Federmeccanica, che vogliono drasticamente ridurre il ruolo del contratto nazionale e di tutta la contrattazione riducendo il salario e rendendo sempre più incerti i diritti. Questo nell'ambito di una scelta che punta a far pagare ai lavoratori tutti i costi della crisi», ha sottolineato Rinaldini in un documento.
E la «benedizione» del leader Cgil Guglielmo Epifani alla mossa dei metalmeccanici («Non piegheremo la testa») con annessa promessa di mobilitazione in autunno non promette nulla di buono. Le speranze di Sacconi sono destinate a rimanere deluse ancora una volta.
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