Chaplin diventa una favola. La parabola di Charlot. Le sue origini. La sua fama. Il mito. E Chaplin uomo, uomo vero. Attore. Regista. E infinito altro ancora. Un uomo con la bombetta. E un bastoncino. Un vagabondo che difende i vagabondi. Un ingenuo tra gli squali. Un povero tra troppa inutile ricchezza, travestita dalla protervia degli ufficiali. Dall'arroganza del potere. Insomma la vittoria del piccolo contro il grande. Del debole contro chi tenta di sovrastarlo. L'insegnamento più lineare da donare ai ragazzini e farlo attraverso una favola è il modo migliore. La favola che narrano Arianna di Genova e Alessandro Sanna è una fiaba vera, realmente accaduta. È la storia di una vita che ora viene raccontata ai più giovani in mezzo a disegni con un tono drammatico e buffo al tempo stesso.
«Io e Charlot» (Biancoenero edizioni, pp. 80, euro 9.50) è il racconto del più celebre fra i Tramp. La figura che ha reso celebre nei secoli e a ogni latitudine Charlie Chaplin, un bambino nato nei bassifondi di Londra nel 1889 da una coppia di genitori, entrambi artisti di modesta caratura. Fu proprio Charlot a regalare a Chaplin una notorietà infinita e a superare ogni confine. Facendo ridere grandi e piccini di ogni lingua e colore della pelle. È anche questa la grande magia del cinema muto. Bastano le espressioni. E quelle del famoso Vagabondo erano sufficienti a stuzzicare l'umorismo in ogni Paese.
Avvenne in America che il giovane Chaplin si trasformò in Charlot. E avvenne che in America che la sua favola splendida si sparse per tutto il mondo. Poi agli albori della seconda guerra mondiale l'allora mitico Charlot finì in pensione. Il sonoro non gli consentì di sopravvivere e Chaplin, stavolta regista, passò a raccontare altre storie. Altri racconti. Racconti di dittatori. Grandi dittatori. E di grandi assassini. Di parabole di attori ormai al capolinea. E al lancio di nuovi talenti. Cambio del testimone dietro un sipario crudele. Tuttavia quella che racconta «Io e Charlot» è la prima parte di questa favola. Quella che arriva fino all'inizio degli anni Venti. Storie di torte in faccia e storie in cortometraggi. Storie di un monello buono che nel 1921 riesce ad intenerire lo spettatore. La favola finisce lì ed è solo una parte della fiaba più complessa di Charlie Chaplin. Ma Biancoenero edizioni l'ha raccontata nel modo più elementare e, al contempo, migliore possibile. E ha confezionato un libro cosiddetto ad «alta leggibilità», cioè secondo i canoni estetici che consentono una lettura migliore per i ragazzi in difficoltà e per chi soffre di dislessia.
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