Il governo siciliano ha pubblicato il primo bando per 2500 assunzioni nella sanità pubblica, con l'impegno di arrivare ad un totale di 4900 nuovi posti entro la fine di marzo. Oggi, la Regione Sicilia spende per curare i suoi cittadini più o meno quanto la Finlandia. Grande scandalo dopo la denuncia del Giornale e accuse di «razzismo nordista contro la Sicilia», reazione isterica dei «deputati» locali quando il Tg1 si è permesso di sollevare la questione e corsa contro il tempo a Palazzo dei Normanni per far passare il provvedimento prima che arrivino i vincoli di spesa imposti da Tremonti.
Nei giorni scorsi La Stampa aveva offerto qualche altra chicca sulla gestione della spesa pubblica nella Sicilia Felix: dipendenti pubblici quintuplicati in 30 anni; oltre 140mila stipendi pagati ogni mese (il doppio della Fiat); 8400 «soggetti svantaggiati» che hanno festeggiato il 2011 con un obolo di 500 euro per un anno (totale 6 milioni e mezzo); il record per la pensione dell'ex dipendente pubblico più ricco d'Italia, un avvocato che percepisce 496.000 euro l'anno (1.358 euro al giorno), più del doppio dell'indennità del capo dello stato.
Sappiamo che una delle gambe del Lombardo quater è costituita da Fli, i «futuristi» che governano insieme a piddini, Udc e Alleanza di Centro in una coalizione tanto grossa da far impallidire la Merkel. E proprio la Sicilia è stata la Regione che ha risposto con più forza al nuovo corso finiano, aprendo un gran numero di sedi di «Generazione Italia».
Ora, se andate a leggervi un ispirato editoriale apparso proprio sul sito di Generazione Italia scoprirete che i futuristi invocano una «vera riforma» per cambiare il Paese, un «radicale ripensamento della spesa pubblica all'insegna di chiari principi liberali che rigettino logiche assistenziali, clientelari e demagogiche». Titolo, che naturalmente sottoscriviamo: «Tagliare la spesa pubblica. Partendo da sanità ed enti locali».
Oppure potremmo riascoltarci quel passaggio del discorso sugli effetti della crisi in Grecia, tenuto alla Luiss il 28 aprile scorso dal Presidente della Camera, in cui Gianfranco Fini con inveterato rigore spiegava: «È indispensabile un rigido controllo della spesa pubblica, proprio perché abbiamo un pregresso debito e una condizione complessiva che non ci consente certo di spendere e spandere».
Dopodiché ripensiamo alle prossime 5000 assunzioni e a chi governa la Sicilia: la domanda - come si dice - sorge spontanea.
Tratto da L’Occidentale
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