Un corpo femminile affiora sul fondo di una vasca piena dacqua, parole di significato opposto sono contenute dalla medesima scritta. E poi una grande luna accarezza la cupola della Rotonda di via Besana, mentre la luce di una stanza produce tutti i colori possibili. Questa è la mostra personale di Chiara Dynys, artista mantovana che ha trovato proprio nella luce la materia prima della propria ricerca artistica.
Lo spazio della Besana è stato fortemente voluto dalla Dynys, che dichiara di coronare così il sogno di vedere i propri lavori installati nel luogo milanese che preferisce. Titolo della mostra è «Luce negli occhi» (aperta fino al 10 giugno, catalogo Electa), e raggruppa sedici installazioni prodotte dagli inizi degli anni Novanta fino a oggi. Si ritrovano lavori frutto di viaggi passati, come le ali di pipistrello realizzate con chador marocchini nel 1997, e le fotografie di luoghi siciliani dismessi del 2004, e poi i «Monoliti» di mosaici dorati del 2001 e il grande mazzo di «Shanghai» luminosi che accoglie i visitatori all'ingresso della mostra del 2007.
Non si tratta però, come dice l'artista, di un'antologica o una retrospettiva, piuttosto un percorso che si compone di opere realizzate in tempi diversi e che nell'insieme raccontano il mondo di Chiara Dynys. «Credo fosse importante dare due livelli di lettura: uno fisico e uno mentale; ci si trova in un cammino di luce e si hanno delle percezioni, se ne subiscono i cambiamenti, sensazioni molto fisiche; ma è anche un percorso mentale che ci pone domande e dubbi, perché attraverso il nostro minimo spostamento i lavori mutano e ci obbligano a percepire e pensare la realtà in modi opposti, a volte ribaltati. Ad esempio Don't move è un lavoro in tre parti, dove lo spostamento del punto di vista è fondamentale. Ci si muove e crolla un muro, un altro spostamento e gli affreschi di Giotto scompaiono dalla chiesa di San Francesco, ancora un passo e un ponte affollato di fedeli afghani si sgretola durante una processione. Se ti muovi, quindi, può succedere un disastro, con un minimo spostamento noi possiamo avere una percezione della realtà completamente diversa da quella dei nostri compagni di strada che pur camminandoci accanto hanno un punto di vista differente dal nostro. Mi interessava costruire dei passaggi in cui la sollecitazione mentale fosse stimolata, come nella lettura delle parole che si intravedono negli specchi incisi, che ci confondono e creano delle piccole trappole come se procedessimo per tentativi ed errori».
La luce è la materia prima del lavoro di Chiara Dynys, ma ci sono altri materiali molti sofisticati: resine, vetri, però solo funzionali ai vari progetti. Conclude l'artista: «Come dice Giulio Paolini per un'artista l'importante è scrivere una sola poesia». Quella di Chiara Dynys è il racconto di un cammino verso, ogni lavoro è un pezzo di quella strada.
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