Lucio Giordano
da Capri
Hayden Christensen è un timido. Lo va dicendo in giro a ogni intervista, aggiungendo che recitare è la vendetta di quelli come lui. Noi ne abbiamo avuto la conferma la sera del 31. Gli altri ospiti di Capri Hollywood festeggiavano l'arrivo del nuovo anno ballando e brindando a spumante: Franco Nero cantava sul palco, Eva Mendes era semplicemente scatenata, Gabriella Pession dava libero sfogo a tutta la sua sensualità.
Lui invece, l'Anakin Skywalker di Guerre stellari, se ne stava in disparte, in fondo alla sala. Indossando il cappottone nero alla Bob Dylan di quarant'anni fa, che guarda caso sarà il suo prossimo personaggio, filmava in silenzio la scena con la sua inseparabile videocamera. Misteri di una star. Che star non si sente proprio di essere, nonostante il settimanale People lo consideri uno dei 50 uomini più belli e appetibili del mondo. E bello, fors'anche di talento, il giovane Christensen, 25 anni ad aprile, canadese di Vancouver, lo è davvero. Bellezza efebica, per carità. Nulla del macho, dunque. Ma per le ragazze di Capri che facevano la fila per chiedergli un autografo, questi sono solo dettagli.
Il bello è che Hayden darebbe chissà cosa per sfuggire a questo assalto di fans inferocite. Dice: «L'importante per me è recitare, non avere successo. Io, accompagnando a un provino mia sorella Hejsa, a otto anni ero stato scelto per uno spot pubblicitario di patatine fritte. E ho capito già allora che quello sarebbe stato il mio futuro. A 13 recitavo in delle fiction tv, a 20 ero tra gli interpreti di un film diretto da Sofia Coppola, Il giardino delle vergini suicide.
Poi è arrivato Lucas. È vero che è stato scelto tra 400 giovani attori?
«Sì e uno di questi era Leonardo Di Caprio. Devo molto a Guerre stellari. Per cinque anni ho fatto parte della squadra, interpretando il giovane Anakin Skywalker in L'attacco dei cloni e in La vendetta dei sith, gli episodi due e tre. Ma se oggi mi avessero proposto una nuova puntata avrei rifiutato: non voglio restare intrappolato in un personaggio».
Tanto che nel 2006 la vedremo in tre nuovi film completamente diversi: il thriller Awake al fianco di Jessica Alba, Factory girl su Bob Dylan giovane e Decameron, angeli e demoni di David Leland.
«Non ho letto niente del capolavoro del Boccaccio. E ho evitato anche di vedere il film di Pier Paolo Pasolini, perché David Leland non voleva venissi influenzato in alcun modo, interpretando Lorenzo, questo vagabondo dell'amore che accumula storie di sesso come fossero punti qualità».
Durante le riprese di Decameron, interpretato anche da Tim Roth e Anna Galiena, i giornali scandalistici le hanno attribuito una storia d'amore con Elisabetta Canalis. Quanto c'è di vero?
«Niente, naturalmente, come non c'è stato niente tra me e Beyonce: sono single e in questo periodo mi dedico esclusivamente al lavoro. Elisabetta dunque è solo una cara amica, una bellissima ragazza. Come lo sono le italiane. Ne parlo con cognizione. Il film l'abbiamo girato infatti in tre mesi tra Siena, Arezzo e i dintorni di Roma e in quel periodo ho potuto assaporare le bellezze italiane in tutte le sue sfaccettature, a cominciare dalla cucina: adoro pasta e broccoli e le lasagne fatte in casa. Del resto i miei nonni da parte di madre sono napoletani, da piccolo ero già stato a Como e considero l'Italia il mio secondo Paese».
Ora dove vive?
«Mi sento un cittadino del mondo. Ho case sparse a Londra, Los Angeles, a Toronto, dove abitano i miei genitori. Ma sto facendo un pensierino anche all'Italia».
Intanto sta partendo per Hollywood dove interpreterà Factory girl del regista George Hickenlooper. Sta studiando da Bob Dylan?
«Prendo lezioni di chitarra, per il momento. Per il resto leggo le biografie di Dylan e tutto quello che riguarda gli anni 60, l'epoca in cui è ambientato il film . Che racconta la drammatica storia d'amore tra il cantautore e un'amica di Andy Warhol, l'attrice Edie Sedwick, morta suicida e interpretata da Sienna Miller. Di sicuro sarà l'interpretazione più impegnativa della mia carriera. Spero solo di esserne all'altezza».
Non ha paura che il successo possa stritolarla come capitato ad altri suoi giovani colleghi?
«Basta sapere che la popolarità non è la vita vera. E per ricordarmelo, appena posso, divoro i libri di Hermann Hesse, suono il pianoforte e gioco a tennis. Come un qualsiasi ragazzo nordamericano».
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