Santiago del Cile - Dopo 17 giorni con il cuore sospeso, le famiglie e i colleghi dei 33 minatori intrappolati a 700 metri di profondità in una miniera di rame e oro nel deserto di Atacama possono tornare a sperare: un messaggio scritto su un pezzo di carta inviato con la sonda che ha raggiunto il rifugio in cui si sono riparati ha annunciato che sono tutti vivi. Lo ha confermato lo stesso presidente Sebastian Pinera, che si è precipitato sul posto, 830 km a nord di Santiago: quando la sonda ha raggiunto la quota -700 sono cominciati a trapelare segnali di vita, prima dei colpi battuti sul tubo d’acciaio, poi finalmente il pezzo di carta "venuto dalle viscere della terra", come ha detto Pinera sventolandolo trionfalmente.
Ci vorranno quattro mesi "Ci dicono che sono vivi, ci dicono che sono uniti», ha aggiunto il presidente cileno. Il messaggio conferma le speranze dei tecnici: al momento dello smottamento che ha fatto franare la miniera, i minatori sono riusciti a raggiungere uno dei rifugi allestiti lungo le gallerie, con provviste e ossigeno. Solo così possono essere rimasti in vita dal 5 agosto ad oggi, nella galleria caldissima di giorno e freddissima di notte, quattro chilometri e mezzo dentro alla miniera, con 700 metri di roccia sopra di loro. Adesso comincia la seconda fase dei soccorsi: confermato che sono vivi, bisogna riuscire a tirarli fuori il più presto possibile. Ma è un compito difficile: "Ci vorranno mesi", ha detto Pinera.
Per scavare una galleria che li raggiunga, saranno necessari almeno quattro mesi, hanno già calcolato i tecnici. Nel frattempo, una nuova sonda di diametro maggiore sarà fatta scendere per rifornirli di cibo, luce e aria. Dovranno resistere ancora a lungo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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