La Cina «inedita» degli illustratori dell’Ottocento

Nella tradizione pittorica degli acquarelli cinesi rientrano pure quelle illustrazioni realizzate come documenti amministrativi per conoscere meglio le popolazioni di diversa etnia che abitavano e abitano tuttora in territorio cinese. Ben 16 album del XVIII e del XIX secolo con raffigurazioni della vita quotidiana dei Hmong (detti Miao dai cinesi) e di altre minoranze etniche sono esposti fino al 4 maggio nel Museo nazionale d’arte orientale Giuseppe Tucci (via Merulana, 248), nella mostra L’altra faccia della Cina, inserita nell’ambito delle celebrazioni del 750° Anniversario dalla nascita di Marco Polo. Gli album, di grande interesse artistico ed etnografico, fanno parte della collezione cartografica ceduta nel 1927 da Giuseppe Ros, console italiano in Cina all’inizio del secolo scorso, alla Società Geografica Italiana. Dimenticati per tanto tempo in un armadio, sono stati studiati negli ultimi anni e restaurati per questa mostra, così che oggi è possibile ammirarli in tutta la nitidezza del disegno e la vivezza dei colori. È la prima volta che album cinesi a soggetto etnografico sono esposti in Occidente, facendoci scoprire gli usi e i costumi di alcune popolazioni che abitano ancora oggi alcune province sud occidentali del Paese. Tra l’altro un video permette di fare un confronto tra il presente e il passato. Gli acquarelli vanno dallo schizzo naïf alla pittura dettagliata, rifinita in oro. Sono accompagnati da didascalie in cinese che illustrano la scena, a volte anche con parole spregiative nei confronti delle popolazioni descritte.

Dalle uccisioni dei bufali per riti animistici, ai canti e alle danze che rappresentavano un momento di incontro dei vari villaggi, alle attività lavorative, tutto è reso con naturalezza e non secondo i canoni della pittura accademica.

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