Dal cinema alla tavola: sono i registi i veri chef

Dal cinema alla tavola: sono i registi i veri chef
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Non pensiate che il pescegatto sia poco saporito o strapieno di spine (con gli abitanti delle acque dolci può succedere): è gustoso tanto da ricordare l'anguilla e da meritare un posto d'onore nello street food messicano. Infatti è celebrato perfino al cinema, nel film del 1999 La fortuna di Cookie, dove appaiono le enchilada al pescegatto. Mentre, sempre restando fra le cucine del Messico, le tortilla sono le protagoniste di un'intera serie, Taco Chronicles (del 2019).

Questo è solo un assaggio tra i fornelli sul grande schermo, fra i tanti che racconta Luca Fassina in Gusto/Disgusto, un libriccino edito da Oligo (pagg. 92, euro 13) che mette in scena «Come il cibo diventa cult: dal cinema alla tavola». E non il contrario... Quindi, come si usa anche nei ristoranti di un certo livello, si comincia con qualcosina di soft, niente di troppo sconcertante per i palati dei commensali: la ricetta delle suddette enchilada, l'elegia tarantiniana dei diner americani con i loro hamburger, gli hot dog e le «cameriere in divisa che versano bricchi di caffè masticando gomme», l'uovo di Meryl Streep in The Hours (2002) e Alberto Sordi che spalma marmellata, mostarda, yogurt e latte su una fetta di pane in Un americano a Roma (1954). Ma anche, per dire, il pasto in carcere di Quei bravi ragazzi (1990): sugo in cui sfrigolano carni di maiale, vitello e manzo, bistecche in padella che affumicano gli altri detenuti, casse straripanti di ogni bendidio (aragoste, salumi, formaggi, pane, alcol...) e, soprattutto, Paulie che «affetta l'aglio con una lametta da barba, così sottile da farlo sciogliere in padella con un filo d'olio».

Però, dopo questi appetizer, i piatti «importanti» li troviamo innanzitutto fra i banchetti, di nozze e non, come quelli magici della saga di Harry Potter, dove troneggia la leggendaria «burrobirra», di cui in questo libro potete anche trovare la ricetta. O come quelli di Downton Abbey, o di Il mio grosso grasso matrimonio greco (2002), «un tripudio di piatti, dalla moussaka che la piccola Tula porta come merenda a scuola alla spanakopita, torta salata di pasta fillo farcita di spinaci e feta», o di Matrimonio indiano del 2001 (ricetta da conservare: gamberoni al curry con mango chutney).

Una volta preparate le papille, a questo punto il lettore è pronto a godersi (si fa per dire) le pietanze forti, servite nella sezione «Disgusto»: dalla minestra «corretta» di Amici miei atto II (1982) al cagnolino della signorina Silvani servito a lei e al ragioniere al ristorante giapponese in Fantozzi (1975), dal polpo vivo ingoiato in Oldboy

(2003) da un attore peraltro vegetariano e buddista (che cosa non tocca fare per guadagnarsi il pane) fino alle «cervella alla Lecter», direttamente da Hannibal (2001). Da servire con un Borgogna bianco, secondo lo chef...

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