Creed, quando Stallone ha dovuto dire addio a Rocky

Con Creed - Nato per combattere, Sylvester Stallone si è preparato all'uscita di scena del suo personaggio più noto e amato

Creed, quando Stallone ha dovuto dire addio a Rocky

Ci sono personaggi che hanno fatto la storia del cinema: protagonisti di film cult che sono diventati un bagaglio condiviso nell'immaginario collettivo. Sicuramente il personaggio di Rocky Balboa fa parte di questo insieme. Il personaggio interpretato da Sylvester Stallone - che torna stasera alle 21.20 su Rai 2 con Creed - Nato per combattere - è stato capace di sopravvivere alla prova del tempo, di diventare un volto di Hollywood da cui non si può prescindere e che sopravvivrà anche alla decisione dell'attore di non tornare a indossare i panni di colui che gli ha salvato la carriera.

Creed - Nato per combattere, la trama

Diretto da Ryan Coogler e uscito in sala nel 2015, il film si concentra sulla storia di Adonis Johnson (il nuovo divo Michael B. Jordan), figlio illegittimo del noto campione pugilistico Apollo Creed (Carl Weathers), morto dopo uno scontro con Ivan Drago in Rocky IV. Rimasto orfano da bambino, Adonis viene affidato alla seconda moglie del padre, Mary Anne (Phylicia Rashad), che lo cresce come un figlio e lo fa sentire amato e apprezzato.

Diventato adulto, però, Adonis non può più ignorare la voglia di entrare nel mondo della boxe, seguire le orme paterne e, soprattutto, conoscere Rocky Balboa (Sylvester Stallone), considerato quasi un vero e proprio eroe. Mary Anne, però, è contraria alla decisione del figlio: la morte di Apollo Creed è ancora vivissima nei suoi ricordi e lei non vuole correre il rischio che Adonis subisca la stessa sconfitta e vada incontro alla medesima fine. Adonis, però, parte comunque per Philadelphia e dopo essere andato al ristorante di Rocky, lo convince ad allenarlo. Quando la sua vera identità diventa nota, Adonis viene sfidato dal campione dei pesi massimi Ricky Conlan (Tony Bellew), mentre la sua concentrazione è rapita da Bianca (Tessa Thompson), una cantante e produttrice della quale finisce per innamorarsi.

L'addio di Sylvester Stallone all'eroe della sua carriera

Tra Sylvester Stallone e Rocky Balboa c'è sempre stato un forte legame. Nonostante il personaggio sia stato ispirato da fatti realmente accaduti e da una storia vera, Stallone non ha mai nascosto gli elementi autobiografici che ha inserito nei vari film che compongono la saga. Se, ad esempio, il terzo Rocky parla dei pericoli derivanti dal cadere vittima dello star-system e della fama, il quinto riflette moltissimo sul ruolo di Stallone come padre di un ragazzo che forse non riesce a capire fino in fondo. Anche nel caso di Creed - Nato per combattere, Stallone utilizza il suo personaggio più noto (insieme a quello di John Rambo) per immortalare una fase specifica della sua vita e, più nello specifico, della sua carriera.

In questo film, infatti, lo spettatore può vedere un Rocky stanco, invecchiato, che non è più l'eroe del passato ma che, tuttavia, conserva un' allure di mito e leggenda. Un uomo che viene trascinato di nuovo all'interno del mondo della boxe, ma stavolta per passare il testimone, per accomiatarsi da un personaggio che ha davvero scandito la sua vita. Come si legge su Coming Soon, Creed - Nato per combattere è il primo film in cui appare il personaggio di Rocky a non essere stato scritto dallo stesso Stallone, eppure è facile trovare comunque elementi autobiografici. Sul sito dell'Internet Movie Data Base, ad esempio, si legge di come Stallone abbia accettato di girare il film per usarlo come metodo di elaborazione del lutto dopo che il figlio Sage era morto a seguito di un attacco cardiaco.

Nel film, Rocky diventa una sorta di "secondo padre" per Adonis, lo aiuta a sfruttare tutto il suo potenziale, ad emergere come individuo per poi lasciarlo libero di vivere la sua vita e la sua carriera, vedendolo crescere. Un percorso, questo, che Stallone ha potuto sfruttare per affrontare la morte del figlio, considerando Creed - Nato per combattere alla stregua di un'ultima dichiarazione d'affetto per Sage Stallone. Ecco dunque che sullo schermo appare un Rocky distrutto, vecchio e solo, che non è altro che l'ombra dell'uomo che era stato una volta, proprio come Stallone. Si tratta di un eroe sul viale del tramonto, che sta apparecchiando il proprio addio e che è così avvolto di nostalgia e dolore da aver spinto Stallone a regalare una delle sue interpretazioni più emotive e malinconiche, che lo hanno portato anche ad ottenere una nomination ai Premi Oscar come Miglior Attore Non Protagonista proprio per la sua interpretazione di Rocky. E di certo non può considerarsi un caso il fatto che la saga di Creed sia stata quella utilizzata da Stallone per dire addio definitivamente al personaggio di Rocky.

Nel 2018, dopo che al cinema era arrivato anche Creed II, Stallone dichiarò a Men's Health che: "Quello che è successo è qualcosa che non mi sarei mai aspettato. Pensavo che Rocky fosse finito nel 2006 e l'idea mi andava bene. Poi, di punto in bianco, un giovane uomo si presenta e tutta la storia cambia di nuovo. E Rocky ha dovuto affrontare una nuova generazione, nuovi problemi, nuove avventure. E non potrei essere più felice, perché mentre io faccio un passo indietro, ora che la mia storia è stata raccontata, c'è un mondo nuovo che si sta aprendo. [...] Vorrei ringraziare tutti quelli in giro per il mondo che hanno portato la famiglia di Rocky nei loro cuori per oltre 40 anni. Creare e interpretare questo personaggio così pieno di significato è stato un privilegio. Nonostante questo mi spezzi il cuore, tutte le cose devono passare e finire.

Ma Rocky non morirà mai, perché continuerà a vivere in voi." Un commiato definitivo che ha commosso i fan della saga in tutto il mondo. Ma, proprio come ha detto lo stesso Stallone, Rocky è un personaggio destinato a vivere per sempre.

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