Il nuovo “Mission Impossible”, sui rischi dell’intelligenza artificiale

Tra nuovi personaggi e vecchie glorie, l’avventura va in scena con sentimento. Quasi tre ore senza sfiorare il pericolo di noia, con scene action impareggiabili e un nemico che è ovunque

Il nuovo “Mission Impossible”, sui rischi dell’intelligenza artificiale

Mission: Impossible - Dead Reckoning Part One” non sta incassando a sufficienza per coprire il budget produttivo ma pare più il segno dei tempi che non un effetto imputabile al film in sé.

Il nuovo capitolo della saga con protagonista l’immarcescibile Tom Cruise infatti merita la visione, nonostante ci siano almeno due particolari atti a scoraggiarla in partenza: la durata di quasi tre ore e la consapevolezza che si tratti solo della prima parte di una vicenda che terminerà con un nuovo film in uscita tra circa un anno.

La settima avventura dell’agente Ethan Hunt è a perdifiato come non mai e mischia a dovere azione, mistero, avventura e thriller. Naturalmente in gioco c’è ancora una volta il destino del mondo, mentre di inedito c’è che Ethan Hunt (Tom Cruise), spalleggiato dal suo team IMF, dovrà vedersela con un antagonista sui generis, vale a dire un’intelligenza artificiale divenuta senziente e pronta a difendersi.

Tutto nasce nelle profondità del mare di Bering, in cui i russi stanno sperimentando un macchinario in grado di rendere invisibile il sommergibile nucleare che lo ospita. Qualcosa va storto, il mezzo si autoaffonda e la doppia chiave che può dare il comando di quella pericolosa tecnologia inizia a far gola a tutti. Ethan Hunt è incaricato di recuperarne le due metà, che sono nel frattempo finite (il film non spiega come) una in mano a Ilsa Faust (Rebecca Ferguson) e l’altra in quelle dell’abilissima ladra Grace (Hayley Atwell). L’IA in questione è un’entità sinistra e misteriosa, apparentemente in ogni luogo e in grado di prevenire ogni mossa avversaria. Per essere totalmente autonoma ha bisogno anche lei di recuperare la doppia chiave e assolda a questo scopo un uomo proveniente dal passato di Hunt, un certo Gabriel (Esai Morales), pronto a colpire quello che l’agente ha di più caro, ovvero le vite delle persone che ama.

Per 2 ore e 43 minuti il regista Christopher McQuarrie gestisce un cast di primordine capeggiato da Tom Cruise, stuntman di se stesso oltre che produttore del film, e scongiura il più possibile il rischio déjà vu, pur essendo alle prese con un meccanismo narrativo più o meno uguale a quello dei capitoli precedenti. Del resto i fan di “Mission Impossible” non si aspettano tanto una solida trama, bensì un tourbillon di sequenze d'azione fantastiche e ambientate in scenografie abbaglianti.

Evitare di ripetersi è la vera missione impossibile in una saga come questa, destinata ad alzare la posta di continuo. Fughe, inseguimenti, sparatorie, voli e arrampicate. Non manca nulla e quel che diverte è scoprire come il protagonista si cimenti in tutto questo alla cieca: non conosce il senso della missione, a differenza dello spettatore.

“Mission: Impossible - Dead Reckoning Part One” imbastisce un’elaborata avventura dalle sfumature sociopolitiche che intende lanciare un allarme sui pericoli dell’intelligenza artificiale, tema attuale e su cui una riflessione sembra essere sempre più necessaria. Molto, a riguardo, è affidato a dialoghi a dire il vero fin troppo didascalici, atti a dare dense spiegazioni ricorrendo anche a divagazioni scientifiche. Ad ogni modo sono solo pause tra le tante e varie scene action. Il film procede per accumulo e, va ammesso, sia nelle parti discorsive che in quelle estremamente fisiche a trionfare non è certo la logica. La priorità resta quella di sequestrare lo spettatore inchiodandolo in un luna park cinematografico senza precedenti, che tocca il deserto arabo, poi Roma, Venezia e infine le Alpi austriache. Che si tratti di avere a che fare con cacciatori di taglie, di cimentarsi in una fuga a bordo di una 500 gialla o di scongiurare un assassinio nella penombra di calli e campielli, il cuore pulsante del film è la spettacolarità. Perfino Hunt/Cruise rivela qualche perplessità davanti a piani a dir poco impraticabili. Il climax in questo senso è raggiunto quando deve “acciuffare” un treno dall’alto e poi abbandonarlo prima che precipiti da un ponte (un topos certo, ma mai così ben rivisitato).

Il tono dell'opera è assai vario: ci sono momenti cupi e riflessivi, addirittura drammatici, altri di pace e di rimpianto, altri ancora in cui si gioca sulla tensione sessuale o si prende fiato grazie a siparietti ironici tra i membri della IMF, Benji (Simon Pegg) e Luther (Ving Rhames). Buffo che proprio questi ultimi due, per nascondersi all’occhio onnisciente dell’entità, decidano sia necessario tornare al vecchio analogico.

Sul versante femminile, oltre al fascino e alla bravura di Rebecca Ferguson e di Vanessa Kirby, a colpire è la performance della più defilata Pom Klementieff (già vista in “Guardiani della Galassia”), qui nel ruolo della letale Paris.

In attesa della seconda parte, quella in cui finirà il

lunghissimo giro di giostra, “Mission: Impossible - Dead Reckoning Part One” è un ottimo modo per assaporare il fresco della sala cinematografica, staccare dal mondo e tuffarsi nell'esagerazione che desta meraviglia.

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