"Esclusi se indagati". L'ipocrisia Me Too contagia gli Oscar francesi

Niente cerimonia dei Cèsar per attori e registi anche solamente accusati (e non condannati) per crimini sessuali. Però possono vincere il premio. La scelta dell'accademia francese fa discutere

"Esclusi se indagati". L'ipocrisia Me Too contagia gli Oscar francesi

Pugno duro in Francia contro la piaga degli abusi sessuali. I César, l'equivalente francese degli Oscar, hanno vietato a chiunque sia condannato per reati sessuali - o anche solamente indagato - di partecipare alla cerimonia di premiazione di quest'anno, in programma il prossimo 24 febbraio. Il paradosso è che attori, registi, produttori o altri artisti che sono stati accusati o condannati per reati sessuali possono essere nominati per un César e potranno anche vincere un premio, ma non sarà loro consentito presenziare alla cerimonia di gala e, se vincono, "nessuno sarà autorizzato a parlare a loro nome". A riportarlo è l'Hollywood Reporter. La scelta - drastica e un tantino ipocrita - di impedire agli indagati per abusi sessuali di partecipare alla cerimonia di premiazione, ma non di vincere il premio, è arrivata quest'anno dopo che l'Accademia César è stata aspramente criticata, negli ultimi, per il suo approccio laissez-faire nei confronti del tema degli abusi sessuali.

La scelta degli Oscar francesi fa discutere

Anche la Francia, come negli Stati Uniti, è stata contagiata da quell'atteggiamento giustizialista e giacobino tipico del #MeToo. Sei indagato per un presunto abuso sessuale? Sei automaticamente un "mostro", con buon pace del principio di presunzione d'innocenza che qui viene umiliato e smantellato. E così non solo le persone condannate per abusi sessuali vengono escluse dalla cerimonia, ma anche chi è stato accusato e viene magari gettato - ingiustamente - nel tritacarne mediatico. Senza contare l'ipocrisia di fondo di assegnare il premio ma di impedire al presunto "stupratore" di partecipare alla cerimonia di premiazione. Gli Oscar francesi vogliono lasciarsi alle spalle le polemiche sorte due anni fa quando il regista Roman Polanski vinse il premio come miglior regista per L'ufficiale e la spia, provocando numerose contestazioni. Lunedì, l'Accademia ha diffuso una dichiarazione spiegando che per "rispetto delle vittime (anche presunte)" gli autori accusati e condannati saranno esclusi dalla prossima cerimonia di premiazione. Questo è solamente il primo passo di una riorgranizzazione dei Cèsear che potrebbe contemplare altre novità.

Minacciata la presunzione d'innocenza

Le polemiche sono divampate sono di recente quando l'attore Sofiane Bennacer, che appare in Forever Young di Valeria Bruni-Tedesch, è stato inserito nella rosa dei César nella categoria "miglior esordiente". L'Accademia lo ha successivamente eliminato dalla lista quando sono emerse accuse di stupro nei suoi confronti da due ex fidanzate rispetto alle quali l'attore 25enne si è sempre dichiarato innocente. Valeria Bruni Tedeschi, recentemente a Roma per presentare il suo ultimo film, ha difeso il suo compagno: "Sono stata io stessa vittima di abusi durante la mia infanzia e conosco il dolore di non essere stata presa sul serio. Ciò non mi impedisce, tuttavia, di essere sbalordita, leggendo il quotidiano Libération, di vedere il trattamento riservato a un giovane uomo oggetto di un’indagine penale in corso, senza alcun rispetto per le persone che stanno lavorando su questa indagine, né per il principio di presunzione di innocenza". L'attore è stato difeso anche da Carla Bruni, sorella di Valeria Bruni Tedeschi: "Uno dei fondamenti della nostra democrazia è la presunzione di innocenza.

Senza la presunzione di innocenza tutta la giustizia è casuale, opinabile, possibilmente corrotta". Nel mondo dello spettacolo, tuttavia, la giustizia non sembra più passare dai tribunali ma dall'opinione pubblica, che in questo caso ha già emesso la sua sentenza.

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