La Mostra del Cinema di Venezia volgerà tra pochi giorni al termine. In un’edizione piagata dall’assenza quasi totale dei divi d’oltreoceano, causa sciopero del loro sindacato, a rubare la scena è stata Priscilla Presley. Come in una specie di sistema di caste, va detto che esistono entità superiori a registi, divi hollywoodiani et similia che abitano il mondo dello spettacolo. Le icone sono al vertice, perché tatuate nel cuore del pubblico. Destinate (talvolta per il solo merito di esistere) a popolare l’immaginario collettivo, sopravvivono al proprio stesso disfacimento professionale o personale e viene loro perdonato tutto, anzi la loro luce viene amplificata a ogni evento luttuoso che li riguardi da vicino.
Priscilla Prisley è quel che si dice un’icona di riflesso, perché è stata la donna scelta dall’icona per antonomasia, Elvis Presley. Non se ne ricordano ruoli a parte quello nella serie “Dallas” o nei film di “Una pallottola spuntata”, ma tant’è. Questo concorre all’attribuirle mistero; più mistero di Elvis stesso, in quanto umana assunta alla corte di Graceland in qualità di regina, di madonna laica per i credenti nella religione del rock.
Alla conferenza del filmdedicatole da Sofia Coppola (qui la recensione) l’abbiamo vista arrivare e sedersi in uno dei posti della prima fila, in mezzo alla stampa. La sua presenza ha letteralmente oscurato quella della regista e degli interpreti principali. L’attrice incaricata d’interpretarla, del resto, è una venticinquenne che sembra una bambina (il film si apre sulla Priscilla quattordicenne). Cailee Spaeny, questo il suo nome, è passata alquanto inosservata perché il suo metro e cinquanta di altezza è direttamente proporzionale al suo carisma. Non le ha giovato, né sullo schermo né di fronte ai giornalisti, trovarsi accanto a Jacob Elordi, un metro e novantasei di bellezza, idolatrato dalle ragazzine per il suo ruolo nella serie “Euphoria”. Stona sia dal vivo che in alcune scene del film vederli vicini, anche perché il dislivello tra la vera Priscilla e il suo Elvis era, sotto tutti i punti di vista, molto più contenuto.
Una volta seduta, Priscilla, quella vera, si è voltata a salutare i presenti esponenti dei media. La quasi ottuagenaria ha smesso di avere un’età definita da qualche decennio, essendo stata verosimilmente un’antesignana della corsa all’eterna giovinezza. Il danno del privilegio: fare la cavia di interventi oggi meno invasivi e molto diffusi. A colpire è il suo essere lì, tra la gente, malgrado sembri una dea egizia. Ha il trucco marcato e poca mobilità espressiva che però la rende più regale e, al contempo, permette che ci si soffermi soprattutto sull’autenticità che resta, quella di una fessura celeste: gli occhi. Quelli di Priscilla Presley sono sempre stati unici al mondo (quasi al pari di quelli di Liz Taylor).
Quando una giornalista ha osato fare una domanda rivolta a lei anziché al cast presente al tavolo ufficiale, la moderatrice si è affrettata a proteggerla dicendo che non era possibile coinvolgerla. Lei invece ha accettato con un gesto della mano di ricevere il microfono. Le viene tradotta la domanda: quale parte del film l’ha più commossa e coinvolta? “The ending”, dice con un filo di voce, di una dolcezza infinita, forse immutato davvero dai tempi della giovinezza raccontati nel film, ma con qualcosa di emotivamente rotto dentro. Credi di aver assistito a tutto. In quelle due parole scandite così, avendo visto il film, sai che c’è dentro un mondo. Nel finale infatti si vede Priscilla prendere la decisione di lasciare Elvis e andarsene in auto con la loro piccola. Una scena in cui si sente “I will always love you” nella versione cantata da Dolly Parker.
Applauso. Lei si commuove e il pensiero va al fatto che quella bambina, Lisa Marie, lei se l’è goduta a lungo a differenza di Elvis, ma l’ha persa lo scorso Gennaio. Non solo. Ora può capire appieno cosa ha provato la sua Lisa Marie quando le è morto un figlio (suicida nel 2020). Lo strazio è un fatto privato, Priscilla ha i capelli rossi e lisci, il volto candido e gli occhi feriti. La voce tanto flebile e soave ricomincia a farsi sentire ma stavolta sarà un racconto lungo e generoso, del tutto inaspettato. Come una confessione, un voler chiudere il cerchio, un avere davanti agli occhi chi non c’è più. Ci tiene a ringraziare Sofia e anche a specificare cose di un tempo ormai lontanissimo ma che raccontano una verità importante per capire chi furono lei e Elvis. "Elvis è stato l’amore della mia vita". Pausa. "È molto difficile sedersi e guardare un film su di te, sulla tua vita, sul tuo amore". Poi si è scusata col pubblico per la commozione, si è asciugata gli occhi, e ha continuato: "Sofia ha fatto un lavoro straordinario. Ha fatto i compiti a casa. Abbiamo parlato un paio di volte, e ho fatto davvero tutto quello che potevo per lei". S’interrompe di nuovo ma nessuno distoglie lo sguardo dalla direzione in cui arriva quella sua piccola melodia sofferta. Cominciamo a scorgere commozione anche in Sofia Coppola e in Jacob Elordi, che sono quelli che la vedono meglio, avendola relativamente di fronte; anche loro non si aspettavano quella disponibilità, figurarsi il fiume di confidenze successivo. Prosegue infatti Priscilla: "Per i miei genitori era difficile capire che Elvis fosse così interessato a me, e perché. Lo ascoltavo molto. Elvis mi ha aperto il suo cuore in ogni modo, in Germania, le sue paure, le sue speranze, la perdita di sua madre, che non ha mai, mai superato. Ero la persona che davvero, davvero sedeva lì per ascoltarlo e confortarlo. Quello era davvero il nostro legame, anche se avevo 14 anni. Ero già grande per la mia età". Rivela da sola, perché probabilmente ci tiene si sappia, che Elvis si era sempre rifiutato di fare sesso con lei prima del matrimonio. "La gente pensava che il collante fosse quello, il sesso. Niente affatto. Non ho mai fatto sesso con lui. Era molto gentile, molto tenero, molto affettuoso, ma rispettava anche il fatto che avessi solo 14 anni. Eravamo connessi con la mente e col pensiero e quella era la nostra relazione". Va avanti, come se rispondesse a domande interiori sue: "Sì, mi ha chiamato quando è tornato negli Stati Uniti. Anche questo faceva parte della nostra relazione, raccontarmi tutti i suoi guai, cosa stava succedendo e quanto fosse arrabbiato. Non so perché abbia riposto così tanta fiducia in me, ma lo ha fatto. Non ho mai, mai e poi mai detto a nessuno, anche a scuola, che lo vedevo. Credo lo abbia apprezzato".
Ha voluto spiegare gli ingredienti di un rapporto vero, esclusivo e d’elezione, come non ne esistono quasi più. E perché fosse stata scelta tra tutte: ascolto, supporto e discrezione. Questo aveva da offrire e questo offrì. Diversamente da tutte le altre creature orbitanti attorno all’Elvis rockstar.
Ha dato la sua ricetta per la fiducia, il seme fondamentale da cui nasce il sentimento. "Questa è stata la nostra relazione", conclude. Il film, il cast, le domande, tutto passa in secondo piano. Esistono solo lei e i brividi regalati ai presenti. Elvis ci aveva visto giusto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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