Rocky IV, quando Dolph Lundgren ha quasi ucciso (per davvero) Sylvester Stallone

Stallone ha sempre voluto che la saga di Rocky risultasse così verosimile che ha rischiato di morire sul serio: ecco cosa è successo

Rocky IV, quando Dolph Lundgren ha quasi ucciso (per davvero) Sylvester Stallone

In onda questa sera alle 21.40 sul canale Nove, Rocky IV è il capitolo della saga dedicata al pugile italoamericano interpretato da Sylvester Stallone che è diventato indimenticabile grazie allo scontro tra Rocky e la sua nemesi sovietica Ivan Drago. Una rivalità che ha corso il rischio di avere delle conseguenze anche nella vita reale.

Rocky IV, la trama

Rocky Balboa (Sylvester Stallone) ha deciso ormai da tempo di appendere i guantoni al chiodo e di concentrare tutte le sue energie sulla sua famiglia e la sua vita privata. Perciò quando il campione sovietico Ivan Drago (Dolph Lundgren) arriva negli Stati Uniti con l'intento di sfidarlo, Rocky non ha quasi nessun problema a rifiutare l'offerta. Non è però della stessa opinione Apollo Creed (Carl Weathers), il secondo in carica nella classifica dei campioni dei pesi massimi americani. Il pugile, infatti, nonostante il suggerimento di Rocky, accetta la sfida, pur sapendo che l'allenamento intenso di Ivan Drago lo ha trasformato in una sorta di macchina assassina. Lo scontro tra Creed e Drago si rivela essere ben presto un gioco al massacro e Rocky, quasi impotente, guarda il suo amico venir ucciso sul ring. Devastato dal dolore e dal senso di colpa, Rocky decide allora di sottoporsi anche lui a un addestramento massacrante e di sfidare Ivan Drago a Mosca, per vendicare la morte di Apollo.

Lo scontro tra Stallone e Lundgren che fu quasi fatale

Non è un segreto che Sylvester Stallone sia sempre stato molto legato alla saga di Rocky: non solo perché essa è riuscita a salvarlo dalla bancarotta, ma anche perché gli ha dato una vera e propria carriera, che lo ha reso un divo di Hollywood conosciuto in tutto il mondo. Inoltre in questa saga cinematografica l'attore ha potuto anche inserire molti elementi autobiografici che, in qualche modo, lo hanno aiutato e "digerire" tutti i propri traumi e le proprie incertezze. Nonostante abbia dovuto combattere per il riconoscimento dei diritti che gli spettavano, Sylvester Stallone si è sempre impegnato molto per far sì che i film di Rocky - soprattutto i primi quattro - non solo avessero qualcosa da dire, ma che lo facessero anche nel modo migliore possibile. Proprio per questo Stallone ha sempre cercato un senso di verosimiglianza nelle sue opere e Rocky IV non fa differenza. Dietro la macchina da presa in qualità di regista, Stallone non voleva dare al pubblico uno scontro che risultasse finto, montato a tavolino, in cui non si percepisse davvero la tensione legata all'idea di potersi fare male. Al contrario, il regista e interprete desiderava che il pubblico provasse la stessa ansia di Rocky nell'affrontare un pugile che sembrava imbattibile, che avvertisse il pericolo a ogni pugno, come se qualcosa di brutto potesse davvero accadere anche nel mondo della finzione. Per perseguire questo obiettivo di realtà e verosimiglianza, Stallone ha insistito molto affinché lo scontro con Dolph Lundgren fosse reale, sentito e, appunto, fisico. Per questo, durante le riprese, Stallone chiese alla sua co-star diventata famosa grazie alla battuta "ti spiezzo in due" di colpirlo sul serio e in modo duro. Lundgren prese così sul serio questa indicazione registica che, come scrive il The Hollywood Reporter, finì con lo spedire Stallone in ospedale "per nove giorni". Tutto era cominciato quando Stallone aveva chiesto al collega di dimenticare la coreografia stabilita e di "dare il meglio di sé e di prendermi a sberle".All'inizio lo scontro fu duro da ambo le parti: i due attori si scontrarono come se fossero davvero pugili che, però, non dovevano seguire alcuna regola. Un colpo di Lundgren colpì Stallone alle costole e sebbene l'attore cominciasse ad avvertire un forte bruciore decise di non dargli importanza, pensando che fosse solo il riverbero momentaneo dei colpi appena subiti. Tuttavia, quella stessa sera, il dolore si intensificò al punto da non essere più sopportabile, anche perché causò all'attore una crisi respiratoria. Sul sito dell'Internet Movie Data Base si legge di come, a quel punto, Sylvester Stallone sia stato trasportato d'urgenza, in elicottero, all'ospedale più vicino degli Stati Uniti (visto che il film si girava in Canada). Con la pressione a 200, Stallone scoprì che Lundgren lo aveva colpito così forte al petto che il cuore aveva sbattuto letteralmente contro lo sterno e, a causa del colpo, aveva cominciato a gonfiarsi, bloccando sia l'afflusso del sangue che il flusso di ossigeno, a mettendo l'attore a rischio. Le conseguenze di questo colpo sarebbero state molto più gravi se non proprio letali se Stallone non avesse acconsentito ad andare subito in ospedale. Ricordando questo evento, in un'intervista riportata sempre dall'Hollywood Reporter, Lundgren disse: "Tutto quello che ho fatto è stato obbedire ai suoi ordini. Era lui il capo. Ho fatto quello che mi aveva detto di fare. Tornammo a Los Angeles e i produttori mi dissero che avevo due settimane libere perché Sly era in ospedale.

" In un'altra intervista riportata da Metro, invece, Lundgren spiegò: "È andato in ospedale, ma non so se fu per il mio pugno o per il fatto che lui era sovraccarico di lavoro, come regista, attore e sceneggiatore".

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