Le spie dello zar

Cinque agenzie di sicurezza principali, con un milione di uomini in totale. E ogni "servizio" tiene d'occhio gli altri. È il segreto del potere russo

Le spie dello zar

Mosca, fine 1999: Vladimir Putin, da qualche mese premier, è ospite di un ricevimento alla Lubyanka, storica sede dei servizi segreti russi. Si festeggia la fondazione della Cheka, la polizia bolscevica. L'uomo destinato di lì a pochi giorni a sostituire Eltsin alla presidenza e a rimanere per decenni alla guida del Cremlino, è perfettamente a suo agio tra gli ex colleghi e prende la parola per il brindisi ufficiale: «Cari compagni, voglio subito riferirvi che il gruppo di agenti infiltrati nel governo ha svolto con successo la prima parte della sua missione».

Una risata generale accoglie la boutade. È uno scherzo, ma non troppo, dice Mark Galeotti, professore e ricercatore britannico, massimo esperto di servizi di sicurezza russi (vedi anche l'intervista nella pagina successiva, ndr). Al di là del suo passato di agente (e «non esistono ex agenti» è una frase che gli viene, forse a torto, attribuita) Putin ha fatto dei servizi uno dei pilastri del suo potere. Calibrando poteri e rivalità, competenze e attribuzioni, ha dato loro perfino più potere che in epoca sovietica.

PCUS ADDIO

In quel periodo a tenere sotto controllo i servizi erano le varie articolazioni del partito comunista e ogni reparto aveva il suo commissario politico, la cui rete disegnava una linea di comando alternativa. Oggi il comando è uno solo e fa capo direttamente al Cremlino, a Putin e al potente Nikolai Patrushev, pietroburghese, ex numero uno del Fsb (ex Kgb) e dal 2008 segretario del Consiglio di sicurezza della Federazione.

Del potere e del ruolo degli uomini della sicurezza Patrushev è il teorizzatore. In un discorso di qualche anno fa diventato poi famoso descrisse gli agenti come la «nuova nobiltà» destinata a guidare la Russia (l'espressione è poi diventata anche il titolo di un libro di Andrei Soldatov, uno dei maggiori esperti del tema). Sotto la sua guida il mondo dei «siloviki» (letteralmente: uomini della forza) ha assunto la struttura attuale: cinque apparati principali, per un totale di almeno un milione di uomini.

Tra queste strutture l'ultima nata è stata di recente anche tra le più impegnate: è la Guardia nazionale, conosciuta come Rosgvardia. Putin l'ha creata e disegnata di suo pugno nel 2016, riunendo in una sola istituzione le truppe del ministero dell'Interno nonché reparti speciali e anti-sommossa come Omon e Sobr: poco meno di 400mila uomini (quattro volte gli effettivi dei Carabinieri italiani) che hanno guidato la repressione delle recenti proteste legate al ritorno in patria di Alexei Navalny. Ma l'attività di questo servizio di sicurezza è più ampia: al corpo appartengono anche un'unità per le attività cibernetiche e reparti, come la Divisione Dzerzinskij, che schierano in campo perfino cannoni e carri armati.

Rosgvardia è considerata la vera e propria guardia pretoriana di Putin, che a comandarla ha voluto un «duro» che è anche un fedelissimo, Viktor Zolotov, sua guardia del corpo personale sin dai tempi in cui era vice sindaco di San Pietroburgo. Zolotov, che evidentemente ama i simboli, ha acquisito dallo Stato scegliendola come residenza di famiglia, la grandiosa dacia-palazzo nei dintorni di Mosca in cui hanno vissuto Felix Dzerzinskij, il già citato fondatore della Cheka, e Anastas Mikoyan, politico tra i protagonisti dell'era staliniana.

L'altra agenzia di sicurezza poco conosciuta in Occidente è il cosiddetto Fso, Servizio di protezione federale: gestisce, come il nono direttorato del Kgb ai tempi dell'Unione Sovietica, comunicazioni e sicurezza delle residenze ufficiali e degli uomini dell'élite di potere. Proprio questa caratteristica ne fa un formidabile centro di informazioni e pettegolezzi su abitudini e vizi dell'establishment. Non è un caso che Putin inizi la sua giornata lavorativa leggendo il rapporto quotidiano scritto dal Fso (è contenuto in una valigetta di cuoio insieme a quelli di Fsb e Gru). Secondo alcune indiscrezioni, l'inquilino del Cremlino, sempre attento a utilizzare le ambizioni dei diversi apparati della sicurezza come uno strumento di controllo incrociato, ha di recente ampliato i suoi compiti nel campo dell'intelligence, che si aggiungono a un altro incarico delicato da sempre affidato al Fso, la custodia della valigetta con i codici nucleari.

TUTTI FANNO TUTTO

Le altre tre agenzie di sicurezza sono più note: Svr, Fsb e Gru. L'Svr (Sluzba vnesnej razvedki, «Servizio di intelligence internazionale») è il classico servizio di spionaggio estero simile alla Cia o al MI6 britannico. Qualche anno fa fece rumore la scoperta da parte degli americani di una rete di spie inserite dallo Svr ad alto livello nell'establishment Usa. La più nota tra loro, Anna Chapman, venne scambiata con Serghey Skripal, doppio agente al servizio dell'Occidente, scoperto e condannato in Russia e poi oggetto di un tentativo di avvelenamento al novichok quando era esule in Inghilterra.

Con un esempio di quelle duplicazioni su cui si regge il sistema russo, i compiti dell'Svr si sovrappongono almeno in parte con quelli del Gru (servizi di sicurezza delle Forze armate): l'Svr si occupa per esempio anche di spionaggio scientifico, tecnologico e industriale, materia contigua a quella coperta dallo spionaggio militare. Del Svr fa parte anche una delle unità più segrete, la cosiddetta Zaslon, la cui esistenza è stata più volte smentita (salvo poi essere incongruamente confermata in altre occasioni).

Si tratta di un reparto speciale di 300/400 uomini super addestrati e super armati: come i loro colleghi delle più famose unità Alpha e Vympel, gestite dal Fsb, sono in grado di affrontare le missioni più pericolose e delicate. Secondo una serie di indiscrezioni convergenti agli uomini della Zaslon è stata affidata la sicurezza della famiglia Assad nei giorni in cui la continuità del loro dominio autocratico sulla Siria sembrava messa in discussione.

«HACKERARE» È IL MIO MESTIERE

Il cuore del potere repressivo del Cremlino resta però come ovvio l'Fsb, erede, sia come dimensioni (circa 400mila effettivi) sia come ampiezza di compiti, del vecchio Kgb. Spazia dalla repressione interna (sono suoi uomini quelli che hanno tentato di avvelenare l'oppositore Alexei Navalny), all'intervento sul campo nella guerra in Ucraina, fino alla disinformazione e ai tentativi di hackeraggio di governi e istituzioni internazionali. Se si eccettua la repressione dell'opposizione interna molte di queste cose le fa anche il Gru (Glavnoe razvedyvatel'noe upravlenie, direttorato principale per l'informazione), che ufficialmente dipende dallo Stato Maggiore delle Forze armate, ma che poi, per le operazioni più a rischio prende direttamente ordini dal Cremlino. Erano ufficiali del Gru gli uomini che hanno assoldato l'ufficiale della Marina arrestato poche settimane fa a Roma. Network ancora più estesi gestiti sempre dal Gru sono stati scoperti di recente in Repubblica Ceca e Bulgaria.

Condotto (in maniera più che malaccorta) da ufficiali del Gru è stato il già citato avvelenamento dell'ex agente del servizio Serghey Skripal. Le glorie più recenti per gli agenti segreti che fanno capo alle Forze armate vengono però dalla tecnologia. Da anni gli uomini del Gru e i confratelli del Fsb si sono lanciati nel campo della guerra cibernetica, stringendo accordi con le migliori università e i migliori licei del Paese specializzati in campo matematico e informatico. Nel 2017 il ministro della Difesa Serghey Shoigu si vantava di fronte alla Duma di poter schierare «truppe informative molto più efficaci e potenti di quelle della vecchia contro-propaganda». Gli attacchi cyber di gruppi come Apt28 Fancy Bear e Apt28 Cozy Bear (il primo fa capo al Gru, il secondo al Fsb) hanno seminato il panico in mezzo mondo.

Poi, certo, a volte anche nelle unità più sofisticate si respira un'aria di trascuratezza da vecchia Unione Sovietica.

Dopo l'avvelenamento del «traditore» Skripal i giornalisti internazionali che indagavano sulla vicenda furono aiutati da una scoperta imprevista: ben 305 ufficiali del Gru sospettati di attività illegali all'estero utilizzavano altrettante vetture registrate a un unico indirizzo: la sede dell'unità per la guerra cibernetica del servizio segreto. Un'ingenuità quasi da dilettanti.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica