In Ciociaria nasce il primo telefono anti-bullismo

Igor Traboni

Basta comporre il numero di telefono 0775-226655 per trovare esperti capaci di affrontare il problema del bullismo. È infatti questo il numero del primo telefono anti-bullismo istituito in Italia, per iniziativa della cooperativa sociale Vita Serena e del suo vulcanico presidente Luca Giovannone, ciociaro di Ceccano, assurto agli onori delle cronache l’estate scorsa per il tentativo di acquistare la squadra di calcio del Torino, cosa che in effetti gli riuscì ma solo per poche settimane, costretto poi a cedere la gloriosa società granata sotto le pressioni della piazza.
Ma torniamo al telefono anti-bullismo. Il numero dedicato è in funzione dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle ore 16, e dall’altra parte della cornetta resterano sempre a disposizione alcuni specialisti, soprattutto psicologi ed avvocati, in grado di rispondere a qualsiasi quesito e sollecitazione, in maniera assolutamemte gratuita.
Il tutto, insomma, va letto anche in chiave preventiva, come spiega lo stesso Giovannone: «Meglio prevenire che reprimere tali fenomeni e più che punire bisogna riabilitare gli autori di comportamenti prepotenti. Il bullismo non è soltanto un fenomeno scolastico, ma riguarda anche adolescenti fuori dalla scuola che spesso agiscono nel cosiddetto branco, compiendo episodi ancora più gravi della semplice prepotenza e violenza verbale».
Il telefono, che ovviamemnte sarà raggiungibile da ogni parte d’Italia, arriva in una terra peraltro scossa da recenti episodi, sottolineati in maniera clamorosa alcuni giorni fa da Margherita Gerunda, procuratore capo della Repubblica di Frosinone, in un duro atto d’accusa tanto nei confronti delle famiglie quanto degli insegnanti. «Quanto sta accadendo nelle scuole - ha dichiarato il procuratore - è un problema grave perché fa presumere che gli insegnanti omettano la necessaria vigilanza nei confronti della classe loro affidata.

Sia gli insegnanti che i genitori di alunni colpevoli di atti lesivi sono responsabili penalmente e civilmente per fatti non ascrivibili a minori. Non esiste alcuna giustificazione - tuona il magistrato - per l’omissione nella vigilanza e, peggio, per la tolleranza di comportamenti violenti o prepotenti».

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