«Una città di primi e ultimi non va da nessuna parte», si può riassumere così la nuova direzione che sta prendendo Milano. Sempre più attrattiva per i ricchi, accogliente e col coeur in man con gli ultimi, ovvero rifugiati e migranti spesso però strumentalizzati dalla propaganda della sinistra. Chi è fuori dai giochi, vittima di una città assolutamente respingente, sono le altre fasce della popolazione, quelle di mezzo appunto che non riescono più a stare dietro all'ascesa galoppante del costo della vita nella Milano da bere. La definizione è di Sergio Scalpelli presidente dell'Associazione Pierlombardo Culture e del Centro internazionale di Brera, già assessore del Comune che fa due considerazioni in merito. Da un lato «Il tema dell'abitare a Milano sta diventando drammatico. La questione cruciale e non più rinviabile è lo sviluppo di una politica di affitti convenzionati. C'è una fetta della popolazione, quella tra i 30 e i 45 anni circa ovvero la fascia emergente di chi ha finito gli studi o ha appena intrapreso un'attività lavorativa o imprenditoriale che vorrebbe vivere a Milano perchè offre molteplici chance di lavoro e di relazioni, ma non se lo può permettere ed è costretta da andare fuori». Non solo, c'è anche una fascia di popolazione media, che tradizionalmente viveva a Milano, e che ora non ce la fa più: pensiamo ad Atm che non riesce a trovare autisti, infermieri, medici, insegnanti e poliziotti che appena possono chiedono il trasferimento - si tratta per altro di professioni che offrono dei servizi -, non solo per il costo della casa e della vita, ma anche per la mobilità da Area B e C, la raffica di multe, il costo della sosta e da ultimo l'aumento del biglietto.
Il secondo grande tema, per Scalpelli, è la programmazione infrastrutturale che ancora non riesce a tenere conto della visione della città metropolitana: «Il sistema dei trasporti è troppo fragile per permettere alle persone di non usare l'auto». Auto, che non sempre si può usare con Area B: «Con la crisi energetica e l'aumento dell'inflazione, il provvedimento avrebbe dovuto essere rimandato. La transizione ecologica è un tema serio, ma deve essere portata avanti in maniera graduale, non così. Credo che inizi a serpeggiare una forte tensione nei confronti di questa città» conclude Scalpelli.
Che ci sia un cento medio che sta scivolando verso la povertà assoluta lo riscontra anche il terzo settore con Alberto Sinigallia, presidente e direttore generale della Fondazione Progetto Arca onlus che registra un aumento del 20 per cento circa delle richieste di aiuto. «A breve apriremo tre social market a Milano, dopo quelli di Bari, Roma a e Napoli: chi non arrivava alle terza settimana del mese, ora non arriva nemmeno alla seconda.
Oltre agli aiuti che noi diamo abitualmente per la spesa, ovvero dalla distribuzione di generi di prima necessità, quest'anno ci chiedono molto anche vestiti e il kit scuola per i figli. E la situazione sappiamo che peggiorerà nei prossimi due anni. Chi decide di andare a vivere nell'hinterland - continua Sinigallia - deve però avere l'auto per poterlo fare...».
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