La guerra in Israele è ancora piena di incognite, al di là dei fatti già acclarati e delle complesse dinamiche che si sono già manifestate. Si attende un calo in tutte le borse europee ma, a fare più paura, è il futuro del conflitto. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha convocato il gabinetto di guerra e, benché una risposta agli attacchi sia data per scontata, l’entità con cui verrà condotta è ancora da chiarire.
Elementi di un’equazione ancora tutta da scrivere ma della quale già si intravvedono dei passaggi fondamentali, al netto dello choc che il protrarsi delle ostilità potrà causare sui mercati, inclusi quelli del petrolio e del gas che sono già in rialzo. Un impatto che potrebbe arrivare a tutti i cittadini sotto forma di un possibile nuovo aumento dei prezzi.
Il petrolio e il gas
Il primo effetto del conflitto si è fatto sentire su petrolio e gas. Il prezzo del greggio è spinto subito verso l’alto: il Brent è di 87,23 dollari per barile, in aumento del 3,13% e il Wti tocca quota 85,60 dollari per barile (+3,50). L'oro blu sulla piattaforma Ttf di Amsterdam subisce le medesime dinamiche: un megawattora costa 40,25 euro (+5,28%).
È in corso l’impennata dei prezzi prevista dai tecnici durante il fine settimana. L’andamento però va contestualizzato alla situazione israeliana e all’evolvere della situazione. In ogni caso, è plausibile attendersi un aumento dei prezzi alle colonnine. Il pieno di carburante sarà presto più caro.
Le bollette, 314 euro in più per luce e gas
Le preoccupazioni riguardano soprattutto l'andamento dei costi delle energie e quindi le bollette. Anche in questo caso la risposta è legata sia alla durata del conflitto sia ai Paesi che decideranno di parteciparvi in modo diretto o meno.
Nel peggiore dei casi possibili bisogna prepararsi a un rialzo generale del costo del gas e della corrente elettrica mentre, nella migliore delle ipotesi, occorre preventivare un rialzo appena sensibile, dovuto all'incertezza che aleggia.
A prescindere dall'impatto che la situazione israeliana avrà sul costo delle energie, e anche presumendo che gli aumenti del costo di gas e petrolio di queste ore siano soltanto temporanei, sarà necessario osservare la situazione nel corso delle prossime settimane tenendo anche presente che, a causa della domanda crescente in prossimità dei mesi più freddi, le bollette di gas e luce saranno comunque più pesanti. Secondo il Corriere.it che ha raccolto informazioni da Assoutenti, non è del tutto fuori luogo ipotizzare un aumento del 15% delle tariffe per la luce, traducibili mediamente in 115 euro in più all'anno per famiglia e, contemporaneamente, un aumento di 199 euro per il gas. In tutto 314 euro in più all'anno soltanto in virtù della situazione israeliana.
Rincari che arrivano proprio a ridosso dei mesi freddi durante i quali i prezzi delle energie salgono a causa dell'aumento della domanda.
La situazione israeliana, l'Europa e il rischio terrorismo
Rilasciando un’intervista all’AdnKronos riassunta dal sito Business24tv, l’economista Daniel Gros ha ribadito che l’Europa non deve temere importanti conseguenze sul piano economico, “a parte un aumento generalizzato dell’incertezza nei mercati finanziari”.
Incertezza che sarà proporzionale all’escalation perché, spiega Gros: “Tutto dipende dalla reazione politica nei Paesi arabi”. L’aumento dei prezzi di petrolio e gas e l’andamento dei mercati possono essere temporanei, salvo l’espansione dei Paesi che entreranno attivamente nel conflitto.
Insomma, la guerra in Israele – per l’Europa – non ha le stesse conseguenze di quella tra Russia e Ucraina. Tuttavia, ci sono delle preoccupazioni di fondo e riguardano il timore di attacchi terroristici.
Nicolas Schmit, Commissario europeo per il lavoro e i diritti sociali, vede nella situazione attuale un esempio della fragilità internazionale. Secondo Schmit "Le previsioni della Commissione europea indicano che la crescita dovrebbe raggiungere l'1,5% l'anno prossimo ma non dobbiamo dimenticare le grandi incertezze. Ovviamente, i recenti attacchi terroristici sono un nuovo esempio tragico di queste incertezze, ma anche un esempio della fragilità della scena internazionale".
Hamas ha dichiarato di volere fare guerra a Israele e anche all'estero. Gli obiettivi non sono soltanto le comunità ebraiche ma anche quei Paesi che dovessero adottare risoluzioni in favore di Israele.
Le borse europee
Proprio mentre scriviamo le borse europee stanno aprendo le rispettive giornate di contrattazione e gli indici, fatta eccezione per quello spagnolo e quello portoghese, sono tutti accompagnati dal segno meno (tra i pochi indici positivi c’è il TA 35, la borsa di Tel Aviv).
Ne frattempo, i future dell’EuroStoxx 50 sono scesi dello 0,60% per risalire poi fino all’1,09%. Un’altalena su cui sono seduti tutti i future, compreso quello di Londra che aveva ingranato subito la marcia verso il segno “più”.
Il discorso dell'oro merita un approfondimento: in queste ore l'oro si sta apprezzando e vale 56,45 euro al grammo, in rialzo dell'1,12%. Il perdurare del conflitto potrebbe spingere il prezzo di quello che viene ancora oggi definito bene rifugio per antonomasia.
A preoccupare di più,
soprattutto se dovesse innescarsi un’escalation nei Paesi mediorientali, sono le condizioni dei mercati di petrolio e gas. Due terzi delle riserve di idrocarburi fanno infatti capi ai Paesi del Medio Oriente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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