È preoccupante la diminuzione delle figure dei medici di medicina generale (Mmg), meglio conosciuti come medici di base o di famiglia: secondo la fotografia dell'Istat, negli anni dal 2011 al 2021 c'è stato un costante trend in diminuzione "con una riduzione media annua dell'1,2%". Sembra poco ma questo significa che il 38,2% di queste figure professionali assiste oltre 1.500 pazienti contro una media del 15,8% nel 2004.
La preoccupazione dei medici
Questi numeri sono stati sviscerati dal presidente dell'Istituto Nazionale di Statistica, Francesco Maria Chelli, in audizione sulla Manovra di Bilancio presso le Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato, I medici di medicina generale lanciano il loro grido d'allarme per la "preoccupazione di una carenza nel prossimo futuro, quando un numero consistente di professionisti andrà in pensione senza che ci sia stato un adeguato ricambio generazionale, in conseguenza di una scarsa attrattività della professione, meno remunerata rispetto ai medici specialisti".
La fotografia italiana
Questo trend in calo interessa tutte le aree del Paese da nord a sud con un picco soprattutto sul Nord-Ovest dove questa diminuzione si attesta al -1,4% annuo. La stessa problematica si pone, oltre che per i medici di medicina generale, anche per gli infermieri a causa di un problema di "scarsa attrattività della professione, problema che tende ad aggravarne la già scarsa dotazione", riporta un estratto del documento.
Le code d'attesa per le cure
La problematica che deve affrontare la sanità è anche il confronto tra il 2022 e gli anni della pandemia con "un'inequivocabile barriera all'accesso" alle cure per le lunghe lunghe liste di attesa (spesso e volentieri di mesi): è la fotografia dell'Istat che ha messo a confronto anche la riduzione della quota di chi ha rinunciato per motivi economici (4,3% nel 2019 che è scesa al 2,9% nel 2022). Nel 2022 le prestazioni sanitarie di cui si sono serviti gli italiani sono risultate più contenute rispetto al periodo pre-pandemico: dalle indagini sulla popolazione "si rileva infatti una riduzione - diffusa a tutte le ripartizioni - della quota di persone che ha effettuato visite specialistiche (dal 42,3% nel 2019 al 38,8% nel 2022) o accertamenti diagnostici (dal 35,7% al 32,0%), spiega Francesco Maria Chelli.
È soprattutto al Sud che quest'ultima riduzione raggiunge i 5 punti percentuali con una flessione che ha
investito tutte le fasce d'età ma in particolar modo le persone anziane con un -6% per le donne. Stessa diminuzione anche per i minorenni che hanno bisogno di visite specialistiche e per gli accertamenti tra le donne adulte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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