Coco e Stravinsky tra classe e seduzione

Cannes Chanel, ancora Chanel. In chiusura e fuori concorso, il Festival ha presentato Coco Chanel & Igor Stravinsky di Jan Kounen. Coco è l’ex indossatrice Anne Mouglalis, mentre nel fim di Anne Fontaine l’interpreta Audrey Tautou. Perché tanta Chanel questa primavera? Perché in Francia i film biografici sulle glorie femminili nazionali (da ultimi quelli su Edith Piaf e Françoise Sagan) incassano, mentre in Italia il film su Ida Dalsèr, Vincere di Marco Bellocchio, visto in questo Festival, è un investimento così sicuro.
La Chanel che ama Stravinsky (Mads Mikkelsen) e ne finanzia l’arte, anche quando è stanca di lui, è una mecenate: la Sagra della Primavera - sulla cui disastrosa prima parigina nel 1913 s’apre la storia - avrebbe rischiato l’oblio senza di lei. È il periodo subito precedente e successivo alla Grande guerra quando fra Coco e Igor si passa dalla conoscenza da lontano all’amplesso. La seduzione è facilitata dalla rivoluzione russa e dal fiasco della Sagra in prima rappresentazione. Nata povera, Chanel è ormai ricca; arrivato in Francia benestante, Stravinsky è ormai povero. Quindi lui accetta l’ospitalità di lei nella villa Bel respiro, fuori Parigi. Qui avviene l’adulterio, complici Misia Sert (Natacha Lindinger) e Serghei Diaghilev (Grigori Manukov), impotente la moglie (Elena Morozova) di Igor, minata dalla tisi.
Connessa a quel periodo è anche il profumo Chanel N.5, il cui flacone reca l’impronta cubista. Secondo Kounen, «il 5 è connesso con Cinque pezzi facili e Le cinque dita, probabilmente composte nella villa di Chanel». Al regista l’ispirazione è venuta dal romanzo Coco & Igor di Chris Greenhalgh. A svilupparla l’ha aiutato l’interesse della casa Chanel. Non è un caso se Anna Mouglalis - a lunga l’Egeria di Chanel prima di approdare al cinema - indossa un abito di Karl Lagerfeld, un modo tacito per proiettare un marchio del presente su un mito del passato. I grossi festival, che non sono le manifestazioni innocenti che vogliono sembrare, servono anche a questo. Del resto, con un cinema alla canna del gas in tanti Paesi, come l’Italia, nessuno storcerebbe il naso davanti all’offerta di lavorare per un marchio della moda nazionale, se ce ne fosse uno d’accordo. Un precedente c’è. Il documentario autopromosso dal socio di Valentino su Valentino all’ultima Mostra di Venezia. Nei cinema non è uscito, ma quanti articoli ha fruttato, letti dal pubblico nel modo più indifeso: senza saperne l’origine.
Perciò non c’è da scandalizzarsi per Coco & Igor, anche se è solo un film biografico di ampi mezzi e poca originalità.

Almeno si capisce più o meno tutto di ciò che succede e la Mouglalis si concede all’occhio del pubblico, oltre che al corpo di Mikkelsen. E i suoi vestiti, quando li ha, sono sempre belli. Spiace solo non sentire il profumo N. 5, l’unica cosa che indossi in certi momenti.

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