Collettivi studenteschi: «L'incontro non basta, ora Napolitano blocchi la legge»

Ateneiinrivolta, minaccia di tornare in piazza a gennaio. «Non ci sono buoni e cattivi, legittimo l'assedio ai palazzi del potere. Il capo dello Stato, che ci ha ricevuto grazie a due mesi di serrata protesta, deve bloccare la riforma. Non ci sono scuse di imparzialità»

Alta marea prevista a gennaio, con il ritorno dell'Onda. All'ala dura dei collettivi studenteschi l'incontro con Giorgio Napolitano infatti «non basta». Il presidente, si legge in un nota Ateneiinrivolta, «deve fermare la legge Gelmini, altrimenti torneremo in piazza». E guai a «rimarcare la differenza, come ha fatto la stampa, tra il corteo del 14 e quello del 21: non ci sono buoni e cattivi, gli studenti sono sempre gli stessi». Anzi, scrivono, sono stati proprio «i due mesi di protesta serrata» a fare aprire i portoni del Quirinale.
«L'idea che in molti hanno voluto dare della visita a Napolitano come premio dopo un corteo pacifico è quantomeno fuorviante: per la prima volta la più alta istituzione si è confrontata non con le solite rappresentanze istituzionalì studentesche, ma con una delegazione del movimento reale. Naturalmente l'incontro non ci basta». Quello che Ateneiinrivolta adesso si aspetta è che il capo dello Stato «rifiuti di apporre la firma al ddl e lo rinvii alle Camere». Se non accadrà, la presidenza della Repubblica «si dimostrerà l'ennesima istituzione che volta le spalle agli studenti e alla società: non prenderemo per buone scuse di imparzialità istituzionale, gli appigli per un veto, anche considerando solamente il punto di vista tecnico-procedurale, ci sono, eccome». Ma Napolitano, l'ha già detto agli studenti che ha ricevuto, darà il via libera alla riforma.
Dunque le proteste continueranno. «Il corteo del 22 a Roma - prosegue la nota - si pone in continuità con il 14 seppur in forme diverse, non per rinnegare Piazza del Popolo, ma per dimostrare come questo movimento abbia la capacità anche di andare oltre il legittimo assedio ai palazzi del potere, soprattutto nel momento in cui quei palazzi si dimostrano sordi e miserevoli, trovando invece consenso e appoggio nella società reale».


Infine un polemico pacco regalo alla Cgil, la richiesta di indire al più presto uno sciopero generale: «Non una semplice trovata mediatica ma la dimostrazione della volontà di aprire un processo di costruzione di un fronte ampio e radicale di lotta alle politiche di questo governo, chiedendo alla Cgil da che parte sta».

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