Coltiva marijuana sul terrazzo, assolta perché usava lo «spino» a fini terapeutici

Donna di 60 anni, da trenta su una sedia a rotelle, fumava cannabis per lenire i dolori. Una «cura» sperimentata con successo anche in Inghilterra, Danimarca, Usa e Canada. In Israele somministrata anche per alleviare gli effetti di Alzhaimer, Parkinson e i disagi causati dalle chemioterapie impiegate contro i tumori

Purtroppo dietro non aveva una storia buffa come quella raccontata nel film «L'erba di Grace», dove una signora di mezza età decide di coltivare marijuana per pagare i debiti lasciati dal defunto marito. In comune solo la mezza età, per il resto la signora veneziana coltivava «cannabis» sul terrazzo perché, ammalata di sclerosi multipla, trovava sollievo nell'unico «farmaco» rivelatosi efficace: uno spinello. Scoperta dopo una spiata del vicino, è stata processata ma anche assolta perché i giudici hanno accolto la tesi della difesa di un uso terapeutico dello stupefacente.
Da anni si dibatte sugli effetti «collaterali» della marijuana già sperimentata con un certo successo contro la sclerosi negli Stati Uniti, in Canada, in Gran Bretagna e Danimarca. Mentre in Israele viene utilizzata anche per alleviare i sintomi dell'Alzhaimer e del Parkinson e della chemioterapia, venendo somministrata persino ai bimbi di 2 anni.
Per questo un signora di 60 anni aveva trasformato il suo terrazzo sul Canal Grande in una serra, essendo malata da trent'anni di una grave forma di sclerosi multipla che l'aveva costretta su una sedia a rotelle. Ma un vicino aveva notato le piante in bella mostra ed era corso dai carabinieri. Così durante la inevitabile perquisizione, i militari avevano trovato, e sequestrato, 42 piantine e una piccola scatola contenente 20 grammi di erba già essiccata e pronta per l'uso.
A processo, l'avvocato Elisabetta Alfonso, presidente dell'Associazione italiana sclerosi multipla di Venezia, aveva giustificato l'uso della marijuana con le particolarissime condizioni fisiche dell'indagata e la modesta entità della coltivazione, funzionale esclusivamente al consumo personale e terapeutico. La droga, ha sostenuto il legale veniva infatti utilizzata al posto dei farmaci antispastici, per evitarne i gravi effetti collaterali. Tesi accolta prima dal pm Giorgio Gava e dal giudice Giuliana Galasso poi che ha di conseguenza disposto l'archiviazione dell'indagine.
In materia d'altronde, c'è già una certa letteratura medico scientifica. In Gran Bretagna per esempio, la camera dei Lord ha autorizzato una sperimentazione su 600 malati per verificare gli effetti lenitivi della cannabis sulla spasticità muscolare. Del resto, in base a un sondaggio, tre medici su quattro avrebbero voluto la cannabis a uso terapeutico. In Canada invece è da tempo ammessa la legalizzazione del suo uso per i malati terminali e per un impiego curativo, come pure in nove Stati americani. In Europa è invece la Danimarca ad essere all'avanguardia sulla sperimentazione. Dopo aver somministrato dronabinolo (cannabis sintetica) a un gruppo di pazienti, è emerso che l'intensità media del dolore è diminuita.
Ma in Israele, precisamente nel kibbutz di Naan, non lontano da Gerusalemme e Tel Aviv, si va oltre e la «spinello» viene usato anche nella terapia dell'Alzhaimer e del Parkinson. Nell'ospizio della comunità, da circa dieci mesi a 36 pazienti viene somministrata marijuana tre volte al giorno, seguendo un protocollo autorizzato dal governo. Il quadro complessivo dei pazienti non solo è migliorato, un uomo che non riusciva a tenere in mano un bicchiere ora ha ripreso a radersi, ma non ci sarebbero effetti collaterali, al contrario di ciò che avviene con i farmaci tradizionali.
In Israele, d'altra parte, l'uso medico della cannabis è partito già dalla metà degli anni Sessanta e oggi esiste un elenco di malattie per le quali il ministero autorizza la prescrizione. Alcuni ospedali inoltre la sperimentano anche su piccoli pazienti. A Tel Hashomer e Hadassah viene mescolata nei lecca-lecca o nei biscotti della merenda dei 480 malati di cancro fra i 2 ai 12 anni. E anche qui i risultati non mancherebbero: la cannabis mitigherebbe infatti gli effetti della chemioterapia, quali vomito e perdita di capelli.


Se tutte queste sperimentazioni dovessero avere buon esito, la «cannabis» potrebbe dunque entrare ufficialmente nelle terapie di Sclerosi, Alzhaimer, Parkinson e tumori. Uscita dal ghetto delle sostanze stupefacenti insomma, la marijuana verrebbe sdoganata come «tocca e sana» per tutti i mali.

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