Francesco Pacini
Il quantitative easing di Mario Draghi è ormai prossimo al ridimensionamento. Il numero uno della Bce ha indicato il prossimo meeting del 26 ottobre come quello decisivo senza rivelare troppi dettagli, le indiscrezioni su quanto presentato dai comitati tecnici al consiglio direttivo raccontano di un percorso ormai ben delineato. Una riduzione degli acquisti mensili di debito, da gennaio in poi, a 40 o 20 miliardi al mese dagli attuali 60. E un'estensione di 6 o 9 mesi rispetto alla scadenza del programma a dicembre.
L'euro, intanto, continua a correre sfondando livelli che non si vedevano dal gennaio 2015, prima che il Qe di Draghi divenisse operativo. Merito del rischio di implosione dell'Eurozona ormai superato, e della crescita stimata dalla Bce al 2,2% quest'anno. Ma la stessa Bce sembra aver accettato che un certo apprezzamento è inevitabile: se Draghi ha definito l'euro a 1,20 «una fonte d'incertezza che richiede di essere monitorata», quelle parole sono lontane da quando, nel 2014 e con l'euro a 1,40, il presidente della Bce aveva parlato di «seria preoccupazione» per il tasso di cambio.
Cosa comporterà tutto questo per i mutui? «Ci sono molte variabili esogene che non rendono facile delineare gli scenari del 2018», spiega Roberto Anedda, direttore marketing di MutuiOnline.it. «Siamo in regime di massima agevolazione da parte della Bce e quando inizierà davvero la riduzione degli stimoli gli effetti sui tassi e sul debito pubblico non saranno immediati, non conosciamo ancora i tempi di reazione. Dunque qualsiasi previsione è complicata. L'impressione, però, è che non ci siano i presupposti perché il costo del denaro risalga in tempi brevi. Non dovrebbero esserci balzi improvvisi e nei prossimi 12 mesi ci attendiamo un effetto contenuto sui tassi».
Secondo Anedda, non c'è il pericolo di un crollo del mercato immobiliare: «Per chi vuol comprare casa può valere la pena farlo adesso, è un momento favorevole per acquistare a prezzi interessanti con tassi che sono ancora ai minimi. In alcune città si è fermata la discesa dei prezzi degli immobili che ha caratterizzato gli ultimi dieci anni, dunque rispetto ai massimi del 2007. Chi compra ora può contare un'ampia scelta ricordando che il mercato si concentra sul mattone di qualità. Quindi si abbatterà su chi ha in mano immobili di qualità scarsa che non monetizza. E chi vuole vendere deve dimenticarsi la risalita di una volta. La ripresa dei prezzi sarà molto più in linea con le normali dinamiche del mercato immobiliare».
Intanto, non c'è stato il crollo delle surroghe: «Sta diminuendo il volume, ma non abbiamo registrato alcun tracollo.
La percentuale di surroghe sul totale dell'erogato è ancora abbastanza significativa, a seconda delle singole banche o broker», prosegue Anedda, «e questo nonostante il periodo boom di surroghe e sostituzioni perduri da anni e anzi negli anni passati abbia toccato punte del 70% e oltre rispetto all'erogato complessivo».FPa
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