Il Comune gli dà del matto e la moglie fugge con i figli

A Cernusco la vicenda legale di un padre sottoposto a trattamento sanitario. Ma per il tribunale è sano

Il Comune gli dà del matto e la moglie fugge con i figli
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Era proprio matto, il signor Firas. Negava persino di avere picchiato la moglie. Così dall'ospedale di Cernusco lo mandarono a quello di Melzo dove lo imbottirono per una settimana di aloperidolo, un farmaco per schizofrenici, su ordine del sindaco di Melzo che aveva autorizzato il trattamento sanitario obbligatorio. Nel frattempo il sindaco del Comune di Cernusco sottraeva i figli al padre mandandoli insieme alla madre in una comunità. Da cui «la signora - scrive ora il tribunale dei minori - approfittando di una uscita autorizzata con i figli, si allontanava con loro facendo perdere le proprie tracce». Ovvero portandoli in qualche modo - essendo peraltro privi del passaporto - in Romania.

Potrebbe persino sembrare una storia a lieto fine: tre piccoli sottratti al padre matto e violento, e messi al sicuro nel paese della madre. Peccato che fosse tutto falso. Mandato a processo per i maltrattamenti alla moglie, Firas è stato assolto «perché il fatto non sussiste» e la moglie è stata rinviata a giudizio per calunnia. E ora, assistito dall'avvocato Angelo Colucci, Firas chiede giustizia.

A quanto pare l'uomo non era neanche matto, visto che dopo una settimana di aloperidolo l'ospedale psichiatrico lo dimise dicendo che ha «recuperato l'adeguatezza comportamentale» e dimostrava «buona progettazione a medio termine». Una guarigione quasi prodigiosa per un paziente che appena sette giorni prima i medici di Melzo avevano chiesto al sindaco di spedire in manicomio, parlando di «sintomi psicotici» e «temi deliranti mistici-persecutori».

Adesso Firas, che viene dalla Siria e ha sempre rigato dritto, si domanda se e in che modo potrà mai rivedere i suoi figli. Come accade regolarmente in questi casi, la Romania ha preso le parti della sua cittadina, ovvero la mamma dei bambini e si rifiuta di restituirli al Comune di Cernusco (il quale, da parte sua, si è ben guardato dal denunciarne la sottrazione).

Storia già vista, meccanismi più volte denunciati dalle associazioni dei padri o delle madri separate. Ma a rendere questa vicenda possibile hanno contribuito fattori meno frequenti: la rapidità con cui è stata presa per buona la denuncia falsa della madre contro il padre. E soprattutto la sbrigatività con cui il padre è stato preso per folle, sottoposto a cure coatte e richiuso in una clinica psichiatrica, mentre i suoi figli sparivano.

Nella sentenza di assoluzione dall'accusa di maltrattamenti, emessa dal giudice Marco Di Mauro del tribunale di Milano, vengono ripercorse nei dettagli le accuse lanciate dalla signora al marito. Oltre a denunciare insulti e botte, la donna afferma che Faris «effettuava delle pratiche di magia, sottoponendo la moglie e i figli a rituali quali lavare il pavimento con le urine del figlio o bruciare delle erbe e lavare i figli con le ceneri». La sentenza dà atto però che una volta interrogata in aula, la signora «ha riferito che non era mai stata picchiata dal marito».

Né i bambini né la donna, dice la sentenza, hanno segni di percosse. E da alcune foto prodotte in aula «sembrerebbe che fosse piuttosto la madre a inscenare dei rituali magici». Ma fu la donna, allora, ad essere creduta. E adesso è troppo tardi per rimediare.

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