Consigli per gli acquisti sugli schermi del futuro

È un'azienda di Trieste la regina del «digital retail». I clienti? I big del mondo

Marco Lombardo

Questa è la storia di un'azienda che da Trieste ha conquistato il mondo. Già così il titolo spiega perché il made in Italy non sia solo una questione di immagine, ma di coraggio e di genio. Perché leggendo cosa è diventata M-Cube oggi, capirete che nulla per noi è impossibile.

Manlio Romanelli ne è Ceo e presidente, lui che da esperto informatico si è trasformato in un manager della società leader di «retail digital engagment». Insomma: entrate in un negozio e ci sono schermi intorno a voi che vi attirano all'acquisto. Andate a mangiare in un ristorante e tutto ciò che serve per il vostro pranzo può essere spiegato sui muri digitali del locale. E non solo questo, perché nell'era della tecnologia anche le tecniche di vendita stanno diventando più smart. E M-Cube è il broadcaster di questa nostra vita visuale.

E dunque: l'idea di Romanelli nasce con l'intensione di aiutare i negozi fisici a fidelizzare i clienti con servizi ad hoc. Era il 2001 quando l'azienda lancia il progetto delle radio in-store (avete presente quando andate a fare la spesa quello che vi suona sopra la testa? Ecco..), primo passo per entrare poi nella gestione dei contenuti digitali. «Un azzardo - spiega il presidente di M-Cube allora - perché ovviamente i mezzi a disposizioni non erano quelli di oggi. Ma abbiamo capito che il mondo sarebbe cambiato presto. E che la tecnologia avrebbe accelerato il cambiamento in maniera esponenziale». Così nel corso degli anni M-Cube ha ampliato la propria offerta di servizi, creando percorsi di customer journey e shopping experience sempre più personalizzati. Aprendo sedi a Milano in tutto il mondo, da Milano a New York, da Londra a Shanghai. E soprattutto allargando il portafoglio di clienti, attratti dalla gestione di una comunicazione digitale che oggi è in 30mila postazioni audio e video nel mondo per oltre 200 brand. In settori come fashion&luxury, retail, finanza e assicurazion1, ristorazione, automotive. Cosa che si traduce nell'avere clienti, per esempio nella moda, come Armani, Versace, Tod's, Trussardi YSL, Gucci, Moncler e altri ancora. Per un incremento del business che ha portato il fatturato nel 2018 a raggiungere i 25 milioni di euro, con una crescita per la sede italiana del 38%.

«Quello che conta è la versatilità della nostra offerta - spiega ancora Romanelli -. Per dire: gli annunci per i clienti nei supermercati, alla chiusura dei negozi possono essere usati per la formazione del personale. Eppoi abbiamo tutta una serie di professionalità che adattano i messaggi video alla cultura del Paese in cui vengono trasmessi». Noi, intanto, vediamo i messaggi e ci facciamo attrarre all'acquisto, perché questo è l'obbiettivo di chi si rivolge a M-Cube: farsi conoscere.

E nella catena di acqusizioni di società sempre più tecnologiche, il prossimo passo è portare l'esperienza e-commerce direttamente in negozio: entri, il sistema ti riconosce, il commesso sa già tutto di te. Fantascienza? No, made in Italy. Anzi: i-taly.

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