di Dionigi Tettamanzi *
Anche nelle nostre parrocchie, sempre più persone
si trovano a fare i conti con la povertà:
una povertà subita, non scelta, e che di evangelico
ha ben poco. È una situazione che si
affaccia per le mutate condizioni personali (perdita o
riduzione del lavoro, sopravvenute difficoltà quali malattia,
rottura del legame coniugale), oppure e non di
rado per la non sapiente gestione delle risorse economiche.
Tante persone contraggono debiti in vista di beni o
consumi secondari, compromettendo così la possibilità
di corrispondere adeguatamente alle proprie esigenze
basilari. Quanto è urgente che si torni a educare con
forza alla sobrietà, a impegnare i soldi per ciò che è
davvero importante, distinguendo saggiamente gli investimenti per i beni fondamentali (cibo, casa, spese per la salute, istruzione ed educazione) da ciò che è voluttuario.
In questa stagione, che si preannuncia difficile dal punto di vista economico e finanziario, la comunità cristiana e in essa la famiglia devono investire su questa azione educativa, con saggezza e coraggio e dunque anche a rischio di risultare impopolari: altrimenti sempre più persone verranno coinvolte nel dramma della povertà. Tanta povertà si può prevenire, risparmiando molta sofferenza!
La solidarietà si vive, si impara in famiglia, ma anche la famiglia ha bisogno di alcune forme concrete di solidarietà. Come può la famiglia compiere la sua missione se, ad esempio, non può disporre di un'abitazione adeguata alle proprie esigenze, a prezzi accessibili? Un compito preciso lo hanno - in proposito - le istituzioni locali, chiamate a realizzare progetti di edilizia popolare, incentivare l'apporto cooperativistico, magari offrendo a buone condizioni la disponibilità di terreni comunali da edificare. Possono inoltre favorire, con appositi interventi di natura sia normativa sia economica, l'incontro tra chi può rendere disponibile un'abitazione e chi non riesce a sostenere il costo completo di un affitto alle attuali condizioni di mercato.
Ma c'è un appello alla solidarietà che riguarda più da vicino le comunità cristiane e che ho già loro rivolto, così scrivendo nell'ambito del Percorso pastorale: "Oso rivolgermi anzitutto alle comunità parrocchiali, agli istituti religiosi, alle realtà del mondo cattolico e alle famiglie che possiedono diverse unità abitative disponibili, perché si offrano a condividere almeno parte delle rispettive proprietà, dandole in locazione a prezzi accessibili. Sappiamo che la casa è sempre più considerata dal mercato come una delle tante forme di investimento, e non un bene primario fondamentale per la famiglia. Come cristiani e come parrocchie dobbiamo interrogarci: non abbiamo qui l'opportunità di offrire una forte testimonianza? Una casa tenuta vuota non è una dimora sottratta a una famiglia che ne ha bisogno? Non è forse una tentazione quella di tenere un alloggio sfitto in attesa che si rivaluti, che un giorno lontano il figlio si sposi, che chissà quale necessità si presenti in parrocchia...? Certo, chiedendo le dovute garanzie e il giusto riconoscimento economico, non possiamo sentirci chiamati ad agire controcorrente?“.
Un ambito di solidarietà vissuta è quello della malattia, della sofferenza. Quanta solidarietà si sperimenta in famiglia in occasione della malattia di uno dei suoi componenti! (...) L'esperienza ci insegna che la famiglia - quando incontra la realtà dolorosa della malattia - viene messa duramente alla prova, in tutte le persone che la compongono. (...) Tuttavia, se scatta il legame profondo della solidarietà, quella stessa esperienza di sofferenza ne esce trasfigurata. (...)
Ma per questo, come è di tutta evidenza, le famiglie provate dalla malattia non vanno mai lasciate sole. Soltanto se sostenuta dalla vicinanza solidale di molti, l'esperienza stessa della malattia cambia volto. Le famiglie nella prova necessitano della presenza e dell'aiuto delle altre famiglie, di ogni cittadino, delle istituzioni. A partire dagli operatori sanitari, dai vicini di casa. È quasi superfluo ricordare il contributo che tutti possono dare.
Dionigi Tettamanzi
*Arcivescovo di Milano
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