Non chiamateli giovani. E nemmeno democratici. Le nuove leve del Pd sono preistoriche. O forse hanno semplicemente nostalgia del vecchio Pci. Altro che Giovani democratici: sono Giovani dinosauri. Capaci di sotterrare in un battibaleno il vessillo tanto sfoggiato dal Partito di Bersani: le primarie.
Abolite senza pentimenti di sorta (già a maggio 2009, approvando uno statuto che ha riesumato il congresso vecchia maniera). Abolizione confermata all’unanimita dei 105 presenti dalla direzione nazionale il 14 dicembre scorso. Il nuovo sostituito dal vecchio, cioè dal congresso stampo Pci-Pds basato su mozioni slegate dalle candidature a segretario. Nessun gazebo, nessun circolo.
Il nuovo capo dei giovani verrà deciso a porte chiuse e da un assemblea di delegati alla fine del congresso nazionale che si terrà in primavera. Insomma, l’avanguardia del Pd che verrà, riparte dalle ceneri e dai retaggi piddiessini. “Abbiamo pensato che il congresso fosse il modo migliore per definire un’identità condivisa da tutti, dando comunque la possibilità a chi non è d’accordo di contarsi”, ha spiegato Fausto Raciti, siciliano, dalemiano doc e segretario dei Gd, rinnegando lo stesso strumento che lo ha eletto per la prima volta il 22 novembre 2008.
Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando, quel giorno, Walter Veltroni si esibì nell’apologia delle primarie dei Gd, usando roboanti parole: “Ringrazio le migliaia di ragazze e ragazzi che hanno partecipato, organizzando oltre 1000 seggi in tutta Italia, alle elezioni del segretario nazionale, dell'Assemblea nazionale e delle Assemblee regionali dei giovani democratici. Questa è una grande opportunità per il Partito Democratico di radicarsi tra le generazioni più giovani”.
Contrordine compagni. Tutto nel dimenticatoio. Ma quello delle primarie non è il solo tema che tiene banco tra i Gd. L’altro è la faida interna tra l’attuale segretario Raciti e Brando Benifei, spezzino e bersaniano, il quale ha presentato la sua candidatura e una mozione con le firme di oltre 50 dirigenti nazionali per permettere agli iscritti di esprimersi direttamente sull’elezione del segretario. Peccato l’abbia fatto a cinque giorni dal termine di scadenza. Raciti invece ha pubblicato le tesi congressuali con un giorno di ritardo. Tuttavia Raciti è in gara, Benifei no, e al momento attende la decisione della commissione di garanzia.
Intanto sono scattati i ricorsi. Secondo l’agenzia Dire, "una parte consistente di militanti imputa a Raciti di aver ritardato di un giorno le tesi per far slittare, di fatto alla vigilia di Natale, la presentazione di mozioni alternative per complicare le cose”. Come se non bastasse, fioccano i retroscena. I giovani democratici che si sentono esclusi dal congresso attaccano direttamente la dirigenza del partito di Bersani. E imputano, in primis a Matteo Orfini (responsabile cultura e informazione del Pd), di volere tutelare la rielezione del "figlioccio" Raciti.
Insinuazioni respinte dallo stesso Orfini: “Sono scemenze, tra l'altro ho 37 anni e non mi devo certo occupare dei giovani. Questa storia è scoppiata durante le vacanze e io sono in vacanza. Noi dirigenti nazionali abbiamo già tanti problemi e non ci mettiamo a indirizzare le iniziative dei giovani democratici". Sarà. Intanto i duellanti se le danno di santa ragione su Facebook.
Con Benifei che dichiara come un congresso a mozioni sia "l'unico modo per avere un confronto libero e aperto ed evitare una scontata rielezione di Fausto Raciti tramite un'assemblea ristretta di delegati dove accordi consociativi farebbero da padroni" e con Raciti che risponde: “Se non ci saranno altre mozioni non sarà per un complotto ma per problemi legati al rispetto delle scadenze e del numero di firme".
L’ultimo post del candidato spezzino sul tema è caustico: “Oggi a un'agenzia di stampa il segretario nazionale dei GD Fausto Raciti ha dichiarato che crede che il responso della commissione "arriverà prestissimo, entro domani": evidentemente ne fa parte anche lui e non lo sapevamo, io purtroppo non ho avuto risposta neanche ancora sulla procedura da adottare; inoltre ha dichiarato "E' OVVIO che i congressi non cominceranno finchè tutte queste questioni non saranno a posto"; peccato che invece siano iniziati e il presidente della commissione non abbia voluto sospenderli come si fa in questi casi e come io avevo richiesto a tutela di tutta l'organizzazione”.
Insomma,
lotte interne, correnti che si scontrano, procedure, regole e codicilli. Le stesse dinamiche che imperversano tra gli anziani del Pd. Che della questione sembrano interessarsi poco. Tale padre, tale figlio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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