L'Italia sta combattendo una guerra, silenziosa e infida, contro un nemico invisibile che si è insinuato nel cuore del Paese e sta mietendo le sue vittime. I medici sono i nostri soldati, chiusi nelle loro tute stagne, combattenti al fronte che cercano di salvare quante più vite possibili dal coronavirus. Le immagini dei convogli militari che portano via le bare da Bergamo, ormai troppe, sono uno dei simboli più forti di questa epidemia, che sta piegando il Paese. "I morti sono soprattutto anziani", dice qualcuno. Ma quegli anziani potrebbero essere i genitori, gli zii, i nonni di ciascuno di noi. Uomini e donne che hanno contribuito alla crescita e allo sviluppo di questo Paese, oggi considerati morti di serie B. Avevano una famiglia a casa, che oggi piange senza poter dare loro l'ultimo saluto, anche questo vietato. In queste ore di lutti e di ricerca di speranza, la lettera di una figlia ai medici che hanno fatto il possibile per salvare suo padre è un segnale di come il nostro Paese sia unito e grato ai suoi soldati in tuta bianca.
"Il mio papà ci ha lasciato ieri colpito dal virus da venerdì. Solo. Senza sua moglie, senza i suoi due figli a tenergli la mano. Ma so che è stato circondato da tanta umanità", scrive una donna che vuole mantenere l'anonimato. Inizia così il suo lungo messaggio per i medici del Policlinico di Milano, uno degli ospedali in prima linea nella lotta al coronavirus. "Mi diceva al telefono: 'Sono tutti gentili ma corrono tanto, poverini!'. Io lo so che correte. E ce la mettete tutta e vi ringrazio di cuore", scrive nella sua lettera di ringraziamento verso quegli uomini e quelle donne che nonostante l'emergenza, il pericolo e il carico di lavoro eccessivo, trovano comunque il modo e la voglia di regalare un sorriso ai pazienti. L'ospedale ha voluto pubblicare la lettera in forma anonima lo scorso 12 marzo in segno di riconoscenza verso chi ha speso per loro parole così cariche d'affetto, nonostante il dramma nel quale è piombata la sua famiglia: "Sono una mamma di 45 anni, una moglie, ma prima di tutto una figlia. Di due genitori meravigliosi. Ora anche mia mamma è ricoverata e spero che ce la farà. Posso solo sperare, consapevole però che è in ottime mani."
C'è sgomento in Italia, preoccupazione e un grande senso di impotenza che paralizza i pensieri di chiunque, a suo modo, si trova coinvolto in questa guerra. E lo siamo tutti, in parte, chiusi nelle nostre case per contribuire ad alleviare la pressione sui soldati in tuta bianca. Le parole di questa figlia, che dopo aver perso suo padre deve sperare di poter rivedere sua madre, sono un piccolo spiraglio di luce in un Paese ferito, un grande gesto d'umanità verso i medici e tutto il personale sanitario che giorno dopo giorno si battono, cercando di non perdere il sorriso, nonostante tutto. "Grazie a tutta l'équipe. Grazie per le corse, grazie per un sorriso nascosto dalla mascherina, grazie per il coraggio e la professionalità.
Grazie a tutti ragazzi! Spero di potervi ringraziare uno per uno quando tutto sarà finito. Spero di potervi stringere la mano, guardavi negli occhi e trasferirvi tutta la mia stima e la mia riconoscenza. Grazie di cuore", finisce la lettera firmata da "una mamma, un nipote, un genero."- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.