Gian Marco Chiocci
nostro inviato a Napoli
Pecunia non olet, figuriamoci a munnezza. Il grande business dei rifiuti, del suo illecito smaltimento a opera di teste di legno consorziate alla Camorra, è la seconda entrata per la malavita organizzata napoletana. Ogni maledetto clan si contende una porzione di spazzatura per un giro daffari da centinaia di milioni di euro, perennemente in attivo per il menefreghismo della politica che quando fa, fa male, e finisce pure sottinchiesta. Aveva ragione il «netturbino con la pistola», Nunzio Perrella, killer-pentito del clan Puccinelli, quando paragonò i sacchi con gli avanzi e le scorie a tanti piccoli lingotti doro. In questa terra di nessuno, disseminata di morti ammazzati e discariche abusive, lemergenza è criminale, ambientale, sociale. I dati in possesso della Commissione parlamentare antimafia raccontano di decine di aree off limits, inquinate, maleodoranti, incendiate dai falò appiccati da cittadini rabbiosi. Oltre 900 siti sarebbero «oggetto di abbandono incontrollato di rifiuti, aree lacuali naturali - artificiali - fluviali e portuali per le quali si ipotizza presenza di inquinamento, discariche anche autorizzate ed esaurite, ma non gestite correttamente e aree interessate da spargimento su terreno agricolo». Nel triangolo della morte civile, tra Qualiano, Giuliano e Villaricca, e su su sconfinando nel Casertano fino a Castelvolturno, i compattatori della Camorra scaricano, e seppelliscono, centinaia di tonnellate di schifezze lanno. Ovunque è così. E il danno, se si dà retta alla Asl di Giuliano, è pesantissimo per la salute di chi vive in questa fogna a cielo aperto con i decessi per tumore in crescita esponenziale. Se la politica non vede, non sente, non fa parlare i fatti, i boss ne approfittano. Osserva lAntimafia: «Lo scempio ambientale cagionato dallo sversamento incontrollato dei rifiuti speciali proveniente da varie zone dItalia si intreccia con il business del ciclo dei rifiuti (trasferimento iniziale dal produttore alle imprese specializzate nella gestione dellimmondizia, trasporto e stoccaggio, riciclaggio e smaltimento) determinando le condizioni ideali per linfiltrazione degli interessi camorristici». Interessi che vanno dallindividuazione della zona allo scavo, dalla raccolta al trasporto, dal riempimento con resti tossici e nocivi alla costruzione, proprio lì sopra, di palazzine a sette piani. Guadagno chiama guadagno. Uninchiesta decomafia della procura di Napoli, passata per lincriminazione di funzionari compiacenti dellassessorato allAmbiente e poi finita con una condanna in primo grado con prescrizione in appello, aveva scoperto milioni di chili di rifiuti tossici e speciali «prodotti» in modo illegale. Raffaele Amato, il capo clan «scissionista» riparato in Spagna, è uno di quelli che per primo ha subodorato landazzo unendo lutile al dilettevole: assicurandosi a peso doro il trasporto della spazzatura riempiva i veicoli della nettezza urbana con buste nere stracolme di cocaina (a munnezza la lasciava dovera). Il mercato è saturo, di camorristi. Attentati dinamitardi e incendiari disturbano chi prova a gestire in modo trasparente e corretto la raccolta. Recentemente i pistoleri locali si sono fatti minacciosi tra Portici e San Cipriano dAversa, finanche a Nola. A farne le spese consorzi importanti, come «Pomigliano Ambiente», «Geoeco», «Asìa» e via discorrendo.
I carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico fanno miracoli anche perché la legislazione, in materia, è alquanto complicata. Con le operazioni «Re Mida» e «Cassiopea» hanno disarticolato uno smaltimento illecito di circa un milione di tonnellate di rifiuti pericolosi «dalla natura tossico-nociva, con rischi cangerogeni» altissimi per le polveri di abbattimento delle industri siderurgiche e metallurgiche, per le ceneri da combustione dolio minerale, i fanghi da trattamento di acque depurate da industrie chimiche, reflue industriali, melme acide. Veleno. Tutta Italia scarica nella pattumiera del Mezzogiorno che di tanto in tanto esplode in proteste e blocchi stradali. Una cloaca senza fondo di cui nessuno si cura più, con buona pace «dellevasione dellecotassa (ovvero dellimposta sulla gestione dei rifiuti) e della fittizia declassificazione della tipologia di rifiuto - si legge in un rapporto dei carabinieri - che attraverso il cosiddetto giro bolla presso impianti di stoccaggio, si conclude invece con lo sversamento in un luogo non autorizzato».
Le consorterie criminali più interessate ai rifiuti urbani, quelli da cassonetto per intendersi, anche per la Dda si stanno industriando per affinare il proprio know how delinquenziale. Il capillare controllo del territorio - rimarca lAntimafia - ha permesso loro di individuare e acquisire «con rapidità e a costi contenuti» le aree strategiche che, in mancanza di impianti di termovalorizzazione, vengono destinate alle discariche. Lintimidazione e le conoscenze giuste nei posti che contano, oltre a svariati casi di acquisizione di terreni da parte di prestanome, permettono agli emissari delle famiglie dominanti di far lavorare solo le società controllate. «Per avere unidea del livello di caos imperante nel settore - annota una relazione del senatore Michele Florino di An, membro della commissione parlamentare - bisogna pensare che uno dei vice di Bassolino allepoca in cui costui era commissario straordinario allemergenza rifiuti firmò unordinanza che dava la possibilità a un noto pluripregiudicato di Giuliano di avviare una discarica su terreni di sua proprietà». Sotto questo profilo non si può non ricordare come alcuni comuni di centrosinistra siano stati «censurati» fino ad arrivare allo scioglimento per infiltrazioni camorristiche (vedi Crispano) «per aver affidato la gestione dei rifiuti urbani, spesso senza regolari gare, a imprese collegate alle organizzazioni camorristiche locali, alle quali, tuttavia, la stessa struttura commissariale ha talvolta riaffidato il servizio».
Quanto allo smaltimento dei rifiuti industriali la mafia napoletana non ha fatto altro che offrire un sistema rapido e discreto a fronte di una impellente richiesta di imprenditori senza scrupoli, provenienti da ogni regione, preoccupati solo di ridurre al minimo i costi di salvaguardia ambientale. Così facendo la cosca di turno «proprio per la capacità di investire ingenti risorse finanziarie» riesce a neutralizzare il sistema dei controlli offrendo a chiunque un servizio «chiavi in mano».
Se cè puzza di camorristi ovunque è perché «il sistema di vigilanza e controllo non è adeguato» allemergenza. Cambiano i commissari straordinari, non cambia landazzo. Prendete Antonio Bassolino, governatore della Campania, già commissario straordinario per lemergenza rifiuti e in questa veste indagato dalla Procura partenopea per abuso dufficio, frode in forniture pubbliche, truffa aggravata e violazione ambientale. Nellatto daccusa di conclusione indagini si dice che lesponente diessino «ha consentito le violazioni ambientali delle società incaricate dello smaltimento dei rifiuti». Come? Vigilando poco, e male. Consentendo che si verificassero irregolarità su determinati appalti a società incaricate di smaltire limmondizia nel rispetto di regole inderogabili.
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