Così vent'anni fa fu lui ad "avvertirmi" per scherzo

Il senso dell’umorismo di Arpisella deve aver avuto un tracollo negli ultimi vent’anni. Sarà la carriera, sarà la maturità, ma qualche tempo fa il portavoce della Marcegaglia era meno puntiglioso.
Verso la fine degli anni Ottanta, la Fiat decise di chiudere lo stabilimento Autobianchi di Desio. Tre impettiti funzionari giunsero dal sindaco Pietruccio Rampi e gli comunicarono la decisione irrevocabile. I lavoratori - che arrivarono ad essere oltre cinquemila - in parte vennero incentivati alle dimissioni, in parte trasferiti all’Alfa di Arese. Io, per Il Giornale, scrissi diversi pezzi sulle ripercussioni che la decisione della casa automobilistica torinese creava nel tessuto sociale di tutta la zona. L’allora giovane Rinaldo Arpisella, all’epoca responsabile ufficio stampa dell’Associazione Industriali di Monza e Brianza, mi telefonò e mi disse: «Se scrivi male della Fiat, ricevi un regalo; se scrivi ancora male, ricevi un regalo addirittura più bello; ma se scrivi male la terza volta, non scrivi più».
Credo dicesse in tono scherzoso, tra noi c’era un buon rapporto.

Ma, intanto me lo disse ed io - giovane cronista -, continuai a raccontare ai lettori quello che accadeva. Eppure, mi è sempre rimasto un dubbio: Arpisella, scherzava oppure in tono «amichevole» mi lanciò un avvertimento?

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