Costituzione day, Ingroia fa un comizio antiCav Vuole scendere in politica? Allora lasci la toga

Antonio Ingroia protagonista alla manifestazione di sinistra contro l'esecutivo Costituzione Day: "Con questa riforma è a rischio lo stato di diritto". Ormai è ufficiale: i magistrati non si preoccupano più di apparire imparziali. A Milano il delirio di Dario Fo: "Sogno Bossi esiliato in Svizzera"

Costituzione day, Ingroia fa un comizio antiCav 
Vuole scendere in politica? Allora lasci la toga

Sul palco c’è un tribuno della plebe che arringa la folla. «Con questa controriforma ­dice - non è in gioco la separa­zione delle carriere, ma l’egua­glianza di tutti i cittadini di fronte alla legge». Si chiama Antonio Ingroia, nelle aule giu­diziarie veste la toga del pub­blico ministero, ma al «Costi­tuzione day », in piazza del Po­polo, a Roma, attacca il gover­no Berlusconi con i toni accesi del leader politico. Di manifestazioni ce ne so­no in tutt’Italia, gli organizza­tori parlano di un milione di partecipanti ma per il Vimina­le sarebbero 43mila in tutto, di cui 25mila nella capitale. È qui che il procuratore ag­giunto di Palermo fa il suo di­scorso, accanto agli esponenti dei partiti. «Il fatto che ci siano tanti italiani dimostra che ave­te capito che la cosiddetta ri­forma della giustizia in realtà è una controriforma. Non è solo una ritorsione contro la magi­­stratura, c’è in gioco una posta molto più grande. Se dovesse passare avremmo uno Stato di diritto azzoppato, sfigurato nei suoi principi fondamenta­li così come disegnati dai pa­dri costituenti». Il presidente dell’Anm, Lu­ca Palamara, con più cautela ha mandato un messaggio di «adesione e solidarietà» alle manifestazioni:«L’associazio­ne si riconosce in questi princi­pi ed è più che mai impegnata a difendere gli interessi della collettività, l’indipendenza e l’autonomia della magistratu­ra ». Palamara è della corrente maggioritaria Unicost e l’Anm, che il 19 dovrà decide­re sullo sciopero o altre forme di protesta, è sotto pressione soprattutto da parte delle cor­renti di sinistra, Magistratura democratica e Movimento per la Giustizia. Che chiedono addirittura le dimissioni delle toghe che lavorano al ministe­ro della Giustizia. Ingroia ci mette la faccia. Lo ha fatto altre volte, anche in di­­battiti tv come Annozero, ma stavolta incarna la fase due del­la rivolta della magistratura. Quella a lungo preparata nelle infuocate mailing list , in cui si reclama una svolta di aperta lotta politica dell’Anm.La stra­tegia è quella di allargare lo scontro sulla giustizia a tutti i cittadini, di convincere gli elet­tori a mobilitarsi soprattutto per mandare a casa il governo. Prima di Cristo i tribuni del­la plebe si opponevano ai magistrati dei patrizi grazie all’assoluta inviolabilità e sa­cralità della loro carica, la sa­crosanctitas , oggi i magistra­ti antiberluscones sventola­no nelle piazze la bandiera della loro sacrosanta autono­mia e indipendenza. Ha un bel dire il premier che questi principi non sono intaccati dalla riforma. Ha un bel ripe­tere il Guardasigilli Angeli­no Alfano che non c’è nessu­na «crociata» contro le to­ghe, ma si cerca il dialogo in Parlamento. I falchi del­l’Anm hanno già deciso che la riforma dev’essere il caval­lo di Troia per far crollare il palazzo del Cavaliere. Che non ci sia più spazio per alcuna prudenza, neppure per tutelare l’immagine di im­­parzialità del magistrato, lo di­mostra il comizio di Ingroia. «L’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge- dice il pm an­­timafia, attirando gli applausi - non sarebbe garantita se il po­te­re giudiziario venisse schiac­ciato da quello politico. Il go­verno sta tentando di prende­re­il controllo diretto dell’azio­ne penale. La posta in gioco ha a che fare non tanto con il no­stro presente, ma con il vostro futuro». Paradosso. Il leader Pd Pier Luigi Bersani dice «non siamo il partito dei giudici e dei pm», proprio mentre Ingroia sem­bra candidarsi a nuovo leader del partito.

«Come fa l’Anm ­dice il capogruppo alla Came­ra del Pdl Fabrizio Cicchitto­ a parlare di difesa,dell’indipen­denza dei magistrati, di fronte ad episodi così clamorosi di schieramento politico?». Lui, il tribuno della plebe In­groia, intanto ha già avuto un’investitura dalla piazza, con la colonna sonora dell’In­no di Mameli, mentre svento­lano testi della Costituzione e bandiere tricolore.

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