"Acquistata" quando aveva 13 anni, poi segregata dai suoceri. L'orrore a Carpi

I suoceri di una ragazza ventiquattrenne, originari del Kosovo e residenti a Carpi, sono finiti a processo per maltrattamenti. La giovane ha dichiarato di esser stata venduta dal nonno per 10mila euro, quando aveva appena 13 anni. E una volta arrivata in Italia, sarebbe stata vittima di percosse, insulti ed umiliazioni ad opera del futuro marito e dei suoi familiari

"Acquistata" quando aveva 13 anni, poi segregata dai suoceri. L'orrore a Carpi
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Sarebbe stata letteralmente acquistata dai futuri suoceri, come se si trattasse di un capo di bestiame e non di un essere umano, quando aveva appena 13 anni. E dopo essere arrivata in Italia, sarebbe stata vittima di percosse, insulti e umiliazioni da parte del futuro marito e dei suoi familiari. Protagonista della vicenda che arriva da Carpi, in provincia di Modena, è una giovane donna di 24 anni madre di tre bimbi, che ha denunciato di esser stata segregata in casa e maltrattata per quasi un decennio dal coniuge e dai genitori di quest'ultimo, originari del Kosovo ma residenti nell'hinterland modenese. E dopo la condanna a sei anni e otto mesi di carcere disposta nelle scorse settimane per il marito, sul banco degli imputati sono finiti anche i suoceri della giovane, accusati di maltrattamenti. A tracciare i contorni di una storia dai tratti surreali è stata la stessa ventiquattrenne, che nelle scorse ore ha ripercorso in tribunale i lati più drammatici della sua esperienza.

A partire dal suo arrivo in Emilia: sarebbe stata "comprata" dai suoceri, alla ricerca di una sposa per il figlio. Era il 2012 e la ragazza, allora appena tredicenne, viveva in Kosovo con il nonno. Fu proprio quest'ultimo, stando a quanto ricostruito, a vendere la nipote per circa 10mila euro. E dopo aver raggiunto a Carpi quella che sarebbe poi diventata la sua nuova famiglia, sarebbero iniziati i problemi: le avrebbero vietato di frequentare la scuola e sarebbe stata più volte picchiata e minacciata. “Quando sono arrivata qui mi hanno subito chiusa in casa. Non potevo uscire, potevo solo occuparmi della casa e seguire i bambini - ha dichiarato in aula la giovane, stando a quanto riportato dal quotidiano Il Resto del Carlino - dovevo stare ai loro ordini: i figli che ho messo al mondo erano stati "ordinati" dalla famiglia. Non mi hanno mai permesso di andare a scuola, e neppure di frequentare persone: potevo solo uscire nell’ambito di feste organizzate dalle famiglie e sempre e solo accompagnata".

Una volta entrata in quella casa, sarebbe insomma divenuta una sorta di schiava per tutta la famiglia. Nel 2015, 2016 e 2017 aveva quindi dato alla luce i suoi tre bambini. Secondo l'accusa, era soprattutto la suocera ad infliggerle punizioni corporali e a controllarla in ogni suo passo, vietandole anche l’utilizzo del telefono e di qualsiasi social network. "In quella casa non avevo alcun tipo di diritto - ha aggiunto - ero trattata come una schiava e venivo punita, picchiata, minacciata, insultata da tutti e tre". Una situazione drammatica che si sarebbe protratta per otto anni fino a quando, nel 2020, la giovane scappò di casa e denunciò tutto ai carabinieri.

A seguito di questa "fuga", avrebbe inoltre ricevuto minacce di morte dai suoi presunti aguzzini. La ventiquattrenne vive oggi in una struttura protetta, insieme ai figli. E nel corso delle prossime udienze, saranno ascoltati anche i due imputati: a breve potrebbero esserci novità.

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