"Volevo esser ricoverata". La confessione della mamma che ha annegato la figlia nella vasca

Carola aveva capito di non stare bene dopo la nascita della figlia e per uscire dalla depressione post-partum chiese aiuto: "Mi dissero che potevo stare a casa"

Ospedale Le Molinette, Torino
Ospedale Le Molinette, Torino
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Oggi, Carola non ricorda più nulla. Un buco nero ha risucchiato la sua memoria di quel tragico giorno in cui ha affogato la sua bambina nella vasca da bagno prima di cercare togliersi la vita. Era il 22 novembre e Carola, quel giorno, ha tolto la vita di Perla, 10 mesi, e avrebbe fatto anche lei la stessa fine se non fosse provvidenzialmente arrivato a casa il marito che, vedendola esanime sul letto, col corpo martoriato dalle lame con le quali si era inferta innumerevoli ferite, ha chiamato i soccorsi. Ora, la donna è fuori pericolo e si trova ricoverata nel reparto detenuti dell'ospedale Le Molinette di Torino. Durante l'interrogatorio, durato due ore, con il pm non ha mai smesso di piangere.

"Abbiamo tanto cercato la bambina", ha detto al procuratore, sottolineando come Perla fosse il frutto dell'amore, voluto e desiderato, con suo marito. La bambina è nata nel 2023 ma poco dopo la donna ha percepito che qualcosa non stava più andando come doveva nella sua testa e non ha esitato a chiedere aiuto. La depressione post-partum è un disturbo frequente nelle donne, non tutte hanno la forza di rendersene conto e di accettarlo la me lei si è rivolta a uno specialista supportata dalla sua famiglia, voleva salvaguardare se stessa e la piccolina. "Ad agosto chiesi di essere ricoverata, ma mi dissero che potevo stare a casa e mi vennero prescritti alcuni farmaci", ha raccontato al pm. L'interrogatorio è stato straziante, la ricostruzione del delitto nei minimi dettagli è stata difficile, anche perché la donna, da un certo punto in poi, non ricorda più nulla.

Al pm ha spiegato nei dettagli le fasi antecedenti, quando ha tolto il body alla bimba e dove lo ha posato, il momento in cui ha adagiato la piccola nella vasca da bagno. Ma da quel punto in poi nella sua mente c'è solo un grande vuoto. A ricordarle il tentativo di suicidio ci sono le bende che avvolgono ampie porzioni del suo corpo, unici elementi tangibili di un momento cancellato dalla memoria. Non si può stabilire se e quando quei ricordi riemergeranno ma per ora il suo avvocato sembra essere orientato a chiedere per lei la perizia psichiatrica, con l'obiettivo di stabilire se nel momento del delitto la donna fosse pienamente capace di intendere e volere.

Per il momento continuerà il percorso di cura nel reparto detenuti dell'ospedale in attesa di nuove disposizioni e nei prossimi giorni potrebbe ricevere nuovamente la visita del marito e di sua madre, che continuano a starle accanto in questo momento così tragico.

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