Assolto ma non lo sapeva: "dimenticato" ai domiciliari per due anni

L'uomo, un 47enne siciliano, era stato arrestato per stalking nel 2021. L'anno successivo, il Tribunale di Palermo lo aveva assolto disponendo il ricovero in una Rems: la misura di sicurezza non gli è mai stata notificata

Assolto ma non lo sapeva: "dimenticato" ai domiciliari per due anni
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"Dimenticato" ai domiciliari per due anni. È l'incredibile storia di malaburocrazia che coinvolge un 47enne di Giardinello dapprima arrestato con l'accusa di stalking e poi assolto per incapacità di intendere e volere. Contestualmente alla sentenza di proscioglimento, il giudice aveva disposto per l'imputato il ricovero in una struttura Rems. Fatto sta che la misura di sicurezza non è mai stata notificata e l'uomo, a cui peraltro era stata diagnosticata una forma di schizofrenia, ha vissuto per 24 mesi in stato di arresto. Ma per capire qual è stato l'inghippo bisogna riavvolgere il nastro e raccontare questa vicenda dall'inizio.

I fatti

Il 25 settembre del 2020, il 47enne viene stato arrestato per stalking nei confronti della ex compagna. A maggio del 2021, il Tribunale di Palermo lo assolve per incapacità di intendere e volere. In poche parole, non è imputabile. Una perizia psichiatrica stabilisce che l'uomo è affetto da schizofrenia: non era lucido quando minacciava e perseguitava la vittima. I giudici prendono atto della malattia, peraltro certificata da fior fior di esperti, e decidono di assolvere l'imputato disponendo il ricovero in una struttura sanitaria. In sintesi: bisogna curarlo, non condannarlo.

Il cortocircuito della burocrazia

Nel 2021, la Corte d'Appello conferma la sentenza. Poi l'inciampo burocratico: viene dato per scontato che sia stata data esecuzione alla misura di sicurezza quando, in realtà, all'imputato non è stato notificato alcunché. A complicare il surreale cortocircuito - probabilmente un difetto di comunicazione tra la cancelleria del Tribunale e quella della Procura - è la morte prematura del difensore che conosceva bene la storia clinica e familiare del suo assistito. Risultato? Il 47enne resta ai domiciliari per due anni.

"Dimenticato dallo Stato"

A sbrogliare la matassa ci hanno pensato gli avvocati Luigi Varotta e Francesco Foraci che, cercando negli archivi della burocrazia in carta bolla, hanno messo a posto i tasselli di questa assurda vicenda. Peraltro, l'uomo ha vissuto per 24 mesi in uno stato di totale degrado e abbandono. "Si tratta di una storia che evidenza quanto sia importante il ruolo del difensore in un processo.

- spiegano Varotta e Foraci a Il Messaggero - Abbiamo ricostruito l'iter della posizione giuridica del soggetto, con la collaborazione delle cancellerie e il pubblico ministero ha immediatamente disposto la scarcerazione perché non vi era alcun titolo che potesse giustificare il regime coercitivo al quale era stato sottoposto". Da qualche giorno, il 47enne è ospite in una Residenza sanitaria adeguata alle sue necessità. Ma chi pagherà per i due anni di ingiusta detenzione?

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