Caso Ramy, due carabinieri indagati per falso in atto pubblico e depistaggio

Un testimone ha raccontato di aver registrato un video che poi i carabinieri gli avrebbero intimato di cancellare

Caso Ramy, due carabinieri indagati per falso in atto pubblico e depistaggio
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Ci sono novità nell'inchiesta sulla morte di Ramy Elgaml, il 19enne di origine egiziana che era a bordo di uno scooter che ha forzato un posto di blocco ed è poi scappato. I giovane sedeva posteriormente e nell'urto che è seguito alla fuga ha perso la vita. La procura ha iscritto almeno due carabinieri per falso in atto pubblico e depistaggio in relazione a quanto accaduto subito dopo l'impatto, in quanto nei verbali stilati non emerge nessuna traccia dell'impatto, che sarebbe avvenuto tra l'auto e il mezzo a bordo del quale viaggiava Ramy, di cui un testimone ha parlato a Le Iene e agli inquirenti. Lo stesso afferma anche di aver girato un video di quella notte, essendosi trovato casualmente in zona durante l'inseguimento ma di essere stato costretto a cancellarlo su richiesta dei militari.

Nelle ore immediatamente successive all'incidente ci sono stati due indagati: il brigadiere che guidava la vettura di servizio, che si è scontrata contro il semaforo, poi caduto, e l'autista dello scooter che non si è fermato all'alt. Entrambi sono stati iscritti nel registro degli indagati per omicidio stradale, l'autista dello scooter anche per resistenza a pubblico ufficiale. Il cellulare del testimone che ha dichiarato di aver registrato il video è stato sequestrato affinché gli esperti dell'Arma possano tentare di recuperare il video che lui sostiene gli sia stato intimato di cancellare. Da quelle immagini, se venissero trovate, si potrebbe avere uno spaccato più chiaro di quanto accaduto ed elementi in più per l'indagine.

Le indagini comunque proseguono e in queste ore la difesa di Fares Bouzidi, che era alla guida, ha chiesto di poter esaminare lo scooter. Nell'istanza viene anche chiesto di poter esaminare la vettura dei carabinieri, denominata "Volpe", "nonché il luogo dove sono stati custoditi lo spray urticante e la catenina di colore giallo, al fine di poter fotografare ed esaminare tutto il materiale". Proprio in relazione alla catenina, la difesa sostiene la tesi secondo la quale non sarebbe il risultato di una rapina o di un furto con strappo. "Risulterebbe di proprietà di Fares e non provento di alcun reato", hanno dichiarato.

Nel frattempo, nella giornata di oggi, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha incontrato oggi pomeriggio, a Palazzo Marino, i familiari di Ramy, esprimendo

vicinanza alla famiglia per il grande dolore e ha ribadito l'apprezzamento per i toni di grande responsabilità, attenzione e attaccamento alla comunità milanese espressi dal padre nei giorni successivi alla morte del giovane.

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