Cambia la strategia degli avvocati di Ilaria Salis, l'italiana detenuta da oltre un anno in Ungheria con l'accusa di lesioni. Esclusa, per il momento, l'estradizione e, tanto più, la liberazione, i suoi legali hanno optato per la richiesta di arresti domiciliari in Ungheria. È il padre a rivelarlo nel corso di un punto stampa organizzato da alcuni esponenti del mondo politico della sinistra italiana. "A breve (il 28 marzo, ndr) avremo la seconda udienza che sarà la prima udienza operativa perché finora c'è stata un'udienza preliminare. Sarà un momento importante perché finalmente presenteremo l'istanza per i domiciliari in Ungheria", ha detto Roberto Salis.
Finora, tutte le domande di richieste domiciliari in Italia sono state respinte dal tribunale di Budapest. "I problemi di sicurezza che riguardano il caso di nostra figlia non ci consigliavano di fare altrimenti. Questa istanza sarà presentata alla luce anche di quelle che sono le norme europee", ha proseguito alla presenza di Brando Benifei del Partito democratico, Massimiliano Smeriglio di alleanza Versi-Sinistra, Rosa D’Amato di Greens, Nicola Danti di Italia viva e Sabrina Pignedoli del Movimento 5 stelle.
"La sua detenzione inizialmente è stata estremamente dura, con 35 giorni veramente al limite o forse anche oltre al limite della tortura. È proseguita poi l'indagine, che ha portato un atto di accusa che nella realtà operativa dei fatti è più grave rispetto alle indagini condotte dalla dalla polizia", continua Salis. "Abbiamo sentito anche oggi Ilaria, è abbastanza agitata in questo periodo. Ci sono alcune cose che la lasciano molto perplessa, soprattutto le ultime uscite del governo ungherese sono state per lei veramente demoralizzanti", prosegue il padre di Ilaria Salis.
Arrivata in Ungheria più di un anno fa per una manifestazione antifascista e accusata di aver partecipato al pestaggio di un gruppo di esponenti di destra. "Queste interferenze sul potere giudiziario in Ungheria, fatte da persone che si lamentano che i giornali italiani stanno facendo pressione sulla magistratura ungherese, se non fossero reali sarebbero soltanto ridicole.
Questa è la situazione", ha dichiarato il padre della ragazza, nota in Lombardia per essere un esponente di spicco dei centri sociali. "Mia figlia deve stare chiusa in cella 23 ore al giorno, sono condizioni carceraria sicuramente non possibili in Italia e assolutamente intollerabili", ha concluso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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