"Concessione ad Autostrade? L'hanno riempita di miliardi". La rabbia contro le scelte di Conte e Toninelli

Parla Egle Possetti, presidente del Comitato dei Parenti delle Vittime del ponte Morandi: cinque anni dopo, i casi giudiziari e politici relativi a quella tragedia fanno ancora molto male

"Concessione ad Autostrade? L'hanno riempita di miliardi". La rabbia contro le scelte di Conte e Toninelli
00:00 00:00

Il dolore per quello che è successo cinque anni fa esatti alle ore 11.36 non si può cancellare. La tragedia del crollo del Ponte Morandi è ancora visibile nei volti dei parenti delle quarantatré persone che persero la vita il 14 agosto 2018, tra automobilisti in transito e alcuni dipendenti dell'AMIU (azienda municipalizzata di nettezza urbana) al lavoro nella sottostante isola ecologica. L'intero sistema bilanciato dalla pila 9 del ponte di Genova cedette: oltre alla conta delle vittime, ci sono anche da considerare i 566 residenti della zona circostante che dovettero essere sfollati. La richiesta di giustizia è tanta, così come lo è la rabbia per alcune decisioni politiche assunte in passato sulla gestione della concessione ad Autostrade per l'Italia. Egle Possetti, presidente del Comitato dei Parenti delle Vittime del ponte Morandi, ci testimonia tutto la propria incredulità a un quinquennio di distanza da quel dramma.

Lei ha perso una sorella, un cognato e due nipoti: dopo cinque anni, cosa è rimasto di quella tragedia?

"Rimane il dolore che si trasforma ma, incredibilmente, è tenace. Il fatto di avere perso delle persone in modo così assurdo, inconcepibile, e inaccettabile mantiene il dolore molto vivo. Perché non permette la rassegnazione. E questo è proprio il senso della nostra battaglia, perché non siamo dei granelli piccoli di sabbia che stiamo lottando contro un sistema ben oleato che ha permesso tutto quello che è capitato".

Voi siete parte civile nel processo: con quale stato d'animo state affrontando le udienze?

"È sempre molto difficile e pesante stare in aula. Tra gli imputati ci sono anche componenti che lavorano per lo Stato che avrebbero dovuto lavorare vigilare e tutelare la sicurezza del Ponte e tu pensi che alcune di queste verranno ritenute colpevoli per quello che è successo alla tua famiglia. Se ci fossero stati quegli interventi necessari di manutenzione anche sulla pila 9, probabilmente quella struttura sarebbe ancora in piedi. Ecco perché per noi è necessario avere una verità".

Quali sono gli aspetti politici più significativi di questa vicenda?

"Quando c'è stata la testimonianza dell'ex ministro Delrio, lui diceva che non sapeva, non ricordava, che erano gli uffici tecnici che facevano le attività. Ma se lui aveva dato delle direttive, il minimo che può fare un esponente di governo, tramite i suoi collaboratori stretti, è quello di verificare che le direttive date siano state applicate. Altrimenti che cosa ci sta fare là un ministro? Anche quella testimonianza fu abbastanza sconvolgente".

E poi c'è la questione della concessione.

"Venne scritta dal governo Prodi e il contratto venne segretato: si è scoperto dopo la tragedia che prevedeva che in caso di revoca - anche per colpa grave - il concessionario avrebbe dovuto avere fino al termine il ristoro di quello che era dovuto per gli anni di mancato guadagno. Già solo questo dato è a dir poco allucinante".

Subito dopo il crollo, l'allora ministro Toninelli annunciò proprio la revoca ad Autostrade: fece bene?

"Quando avvenne la tragedia, io lo ascoltai dire esattamente questo. In realtà, però, quello che bisognava fare era ben altro: ovvero annullare il contratto: dare in affidamento la gestione della società a un commissario in modo che gli utili venissero accantonati fino alla fine processo. E invece non fu così".

E dell'ingresso di Cassa depositi e prestiti in Aspi promosso dal governo Conte 2?

"Lei lo sa che cosa ha determinato questa storia? Che noi abbiamo riempito questa società di miliardi, tra la valutazione dell'azienda, l'accollo dei debiti da questi contratti e i vari ristori. Stiamo parlando di quasi 22 miliardi. Se, per dire, avessimo portato a termine la revoca della concessione, avremmo speso di meno. Mi creda: è una cosa che a noi ha lasciato allibiti. Molti parlamentari si sono veramente impegnati contro questa vergogna, ma non c'è stato verso".

Quale vostra proposta vorreste che andasse in porto?

"Avevamo presentato a Draghi un disegno di legge che definirebbe i nostri parenti come vittime dell'incuria su infrastrutture stradali, affinché i minori e le parti deboli possano avere dei benefici come ce l'hanno i familiari delle vittime delle mafie. Speriamo che questo Parlamento ne possa discutere. E poi c’è il progetto del memoriale, che sta proseguendo e che dovrà essere un ricordo della memoria costantemente aggiornato in base a come andrà il processo: servirà per chi, tra 30 anni, non avrà mai sentito nominare il Ponte Morandi".

Che cosa si augura per il futuro?

"Vorrei che, da questa tragedia, ci sia pubblico sdegno per l'azionariato che ha goduto di altissimi utili per tantissimi anni.

Mi piacerebbe inoltre che noi riuscissimo a sensibilizzare le persone per pretendere che si possa porre l'attenzione sull'importanza della manutenzione nelle infrastrutture, affinché le persone possano viaggiare sempre in modo sicuro".

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica