"Mai fatti accessi abusivi", Laudati sul dossieraggio non risponde ai pm e si affida a una nota

Il sostituto procuratore della Dna, finito sotto indagine dalla procura di Perugia, invia una nota ai magistrati nega di avere costruito dossier per spiare o ricattare politici o personaggi famosi

"Mai fatti accessi abusivi", Laudati sul dossieraggio non risponde ai pm e si affida a una nota
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Antonio Laudati, il sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia finito sotto indagine in merito all'inchiesta del cosiddetto "dossieraggio", si è avvalso della facoltà di non rispondere all'interrogatorio programmato per oggi, 18 marzo. La decisione è stata comunicata ai pm di Perugia dal suo difensore, l'avvocato Andrea Castaldo. Nella nota ufficiale inviata ai magistrati da Laudati tramite il suo legale, si ritiene che al momento non possano sussistere "le condizioni per lo svolgimento dell'interrogatorio fissato per il 18 marzo 2024, peraltro ampiamente preannunciato dalla stampa, per esercitare concretamente il diritto di difesa e per fornire un contributo alla ricostruzione dei fatti".

Il pubblico ministero Direzione Nazionale Antimafia parla, a tal proposito, di una "massiccia ed incontrollata diffusione di notizie coperte dal segreto istruttorio" e aggiunge che è in atto un ampio dibattito su tutti i media nazionali, "in cui mi vengono attribuiti fatti gravissimi (e sicuramente diffamatori) che risultano completamente differenti dalle contestazioni indicate nell'invito a comparire, notificatomi in data 26 febbraio 2023, soprattutto diversi dalla realtà che conosco", sottolinea. In ogni caso Laudati intende specificare di non avere "mai effettuato accessi a sistemi informatici" né di avere "mai avuto alcun rapporto, neppure di conoscenza, con i giornalisti che risultano indagati". Nega inoltre di avere "costruito dossier per spiare o ricattare politici o personaggi famosi".

"Nei casi contestati nell'invito a comparire - scrive ancora il sostituto procuratore della Dna nella nota a sua firma - mi sono limitato a delegare al gruppo sos (Segnalazione di operazioni sospette) della Dna approfondimenti investigativi, in piena conformità alle leggi, alle disposizioni di servizio e sotto il pieno controllo del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo". Tutti gli accertamenti erano determinati da esigenze investigative, "nell'esclusivo interesse dell'Ufficio e riguardano persone da me non conosciute e rispetto alle quali non avevo alcun interesse personale né alcun intento di danneggiare", ribadisce Laudati. Non rientrava tra i suoi compiti quello di "controllare il personale di polizia aggregato alla Dna, né quello di verificare gli accessi alla banca dati". Tuttavia, non appena avrà la possibilità di conoscere formalmente gli atti, "non mi sottrarrò alla esigenza di fornire tutti i chiarimenti necessari per l'accertamento della verità, la piena correttezza del mio operato e l'affermazione della Giustizia, nella quale credo fermamente".

L'interrogatorio di Antonio Laudati era stato fissato per questa mattina davanti ai magistrati, coordinati dal procuratore Raffaele Cantone, nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria sui presunti accessi abusivi alla banche dati che vede indagati anche il finanziere Pasquale Striano, tre giornalisti del quotidiano Il Domani e un'altra decina di persone. A Laudati, che oggi non si è presentato davanti ai pm, vengono contestate le accuse di accesso abusivo a sistema informatico per accessi alle banche dati, l'ipotesi di falso in relazione all'origine delle richieste di apertura di "dossier pre-investigativi" e quella di abuso d'ufficio. Il tutto sarebbe stato commesso - stando alle ipotesi accusatorie - con la sua funzione di coordinatore all'epoca dei fatti del gruppo Sos (Segnalazione di operazioni sospette), in concorso con il finanziere Striano.

L'indagine era partita dalla procura di Roma dopo la denuncia presentata nella capitale dal ministro della Difesa, Guido Crosetto. Il fascicolo era stato successivamente trasmesso a Perugia dai pm di Roma che, dopo avere individuato, sentito e perquisito il finanziere allora in servizio alla Dna, hanno ipotizzato il possibile coinvolgimento del magistrato inviando gli atti alla procura competente.

Un'inchiesta che ha portato alla luce finora oltre 800 accessi abusivi con "obiettivi", tra gli altri, personaggi della politica, dell'economia, dello sport. A inizio mese sono stati auditi tra commissione Antimafia e Copasir sia Cantone sia l'attuale capo della Dna, Giovanni Melillo.

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