Scandalo dossieraggio: gli indagati e i nomi coinvolti

Il procuratore di Perugia Cantone ha parlato di “numeri mostruosi e inquietanti”. Al centro dell'inchiesta Striano e Laudati, mentre sono quattro i giornalisti indagati

Scandalo dossieraggio: gli indagati e i nomi coinvolti

Un mercato di notizie riservate, fatti di gravità “estrema”, il filone segreto e una certezza: Pasquale Striano non era solo. L’indagine della Procura di Perugia sullo scandalo dossieraggio procede senza sosta ed emergono particolari inquietanti. Riflettori accesi sull'ufficio Sos (Segnalazioni di operazioni sospette) della Direzione nazionale antimafia che, nel corso di due anni, ha effettuato circa 800 accessi illeciti alle banche dati su politici, vip, personaggi pubblici e della finanza.“Un vero e proprio verminaio”, il giudizio perentorio di Raffaele Cantone, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Perugia: "I numeri sono molto più preoccupanti di quelli che sono emersi: si tratta di numeri inquietanti, davvero mostruosi".

Al momento non sono emersi elementi che ci facessero pensare a finalità economiche, ha proseguito Cantone in audizione in commissione antimafia. Il procuratore non s’è sbilanciato sulla presenza di un dossieraggio, ma ha sottolineato che quella effettuata da Striano è una ricerca spasmodica di informazioni su una serie di soggetti che spesso si è limitata a quella richiesta di informazioni. In totale gli iscritti al registro degli indagati sono 15 e non mancano le novità sul punto: Cantone ha infatti confermato che i giornalisti indagati per il dossieraggio-gate sono quattro e non otto come circolato in un primo momento. Al centro dell'inchiesta troviamo Pasquale Striano e Antonio Laudati, accusati di falso, accesso abusivo a sistema informatico e abuso d’ufficio.

Pasquale Striano

Luogotenente delle Fiamme Gialle, Pasquale Striano lavorava all’ufficio che si occupa delle già citate Sos, ossia le segnalazioni che le banche sono tenute a fare a Bankitalia quando vengono registrati movimenti sospetti sui conti correnti (versamenti in contanti, bonifici provenienti dall’estero e così via). Ebbene, secondo l’accusa Striano avrebbe spiato illecitamente politici e vip, ma anche la sua seconda compagna. Ma non solo. Come Laudati, Striano aveva la possibilità di accedere molte altre banche dati: da Serpico dell’Agenzia delle Entrate al SIVA (Sistema Informativo Valutario) fino alla banca dati Sidda/Sidna, utilizzata dalla direzione nazionale antimafia per controllare le indagini preliminari e i procedimenti in corso o chiusi dalle procure.

"Nel cellulare di Striano abbiamo trovato tantissime prove, questo è importante da sottolineare nel momento in cui ci sono delle proposte di legge che limitano le indagini sui cellulari" ha spiegato Cantone. I numeri sono impressionati: "Gli accessi sono maggiori di 800. Dal primo gennaio 2019 al 24 novembre 2022 Striano all'interno della banca dati Siva ha consultato 4.124 Sos, un numero spropositato. Digitato 171 schede di analisi e 6 schede di approfondimenti seguite digitando il nominativo 1531 persone fisiche 74 persone giuridiche. Ha cercato 1.123 persone sulla banca dati Serpico, ma potrebbero essere pure 3mila le ricerche, io sto parlando delle persone. Ha effettuato 1.947 ricerche alla banca dati Sdi. Siamo ad oltre 10mila accessi e il numero è destinato a crescere in modo significativo".

Antonio Laudati

A un passo dalla pensione, il magistrato Antonio Laudati è accusato di aver aperto quattro istruttorie senza nessun presupposto investigativo. L’ipotesi è pesante: il settantenne lo avrebbe fatto per se stesso e per alcuni amici. Il caso personale riguarda l’Ordine dei frati minori e la Lilium Maris, l’azienda un’azienda in trattativa con l’Ordine per acquistare un vecchio convento in disuso a Santa Severa, vicino a Roma, per costruirci villette. Proprietario di un immobile nei pressi del convento, Laudati non avrebbe voluto nuove costruzioni nell’area e per questo motivo – con la collaborazione di Striano – avrebbe fornito informazioni al Messaggero e al Domani e avrebbe fatto una segnalazione alla stessa direzione nazionale antimafia nel tentativo di impedire la vendita.

Gabriele Gravina

Il presidente della Figc Gabriele Gravina è indagato per i reati di per appropriazione indebita e riciclaggio per il bando di assegnazione dei diritti tv della Lega Pro nel 2018. La sua iscrizione è legata alle segnalazioni redatte nel 2022 dal “Gruppo Sos” della Procura Nazionale Antimafia. Queste stesse informative fanno parte di quelle che la Procura di Perugia, in un'altra inchiesta, sta ritenendo frutto di accessi abusivi da parte del coordinatore del gruppo Sos, il finanziere Pasquale Striano. Interrogato ieri dai pubblici ministeri per due ore, Gravina si ritiene parte lesa nella vicenda. Le compravendite nel mirino riguardano l'acquisto di una casa a Milano per la figlia della compagna e la vendita (mai completata) di una collezione di libri antichi al consulente della Lega calcio, Marco Bogarelli. Secondo gli appunti giunti a Striano, i movimenti di denaro sarebbero collegati, cosa tutta da dimostrare, alla vendita dei diritti tv della Lega Pro.

I giornalisti

Come anticipato, i giornalisti oggetto di indagine nello scandalo dossieraggio sono quattro, e non otto come è stato scritto: le altre quattro persone avevano rapporti con Striano, ma non c'entrano con la stampa. Secondo quanto circolato, oltre a Giovanni Tizian, Stefano Vergine e Nello Trocchia, una di loro sarebbe presente negli elenchi dell’Ordine dal 2007. Come confermato da Cantone, tre dei quattro giornalisti appartengono allo stesso giornale: “Con i giornalisti Striano aveva un rapporto di amicizia, uno di loro è stato anche invitato al secondo matrimonio di Striano. Come siano nati questi rapporti non lo sappiamo. Non è che Striano abbia fatto tutti ingressi illeciti nelle banche dati, alcuni saranno stati anche legittimi per il lavoro che faceva". L’elenco dei giornalisti monitorati era più lungo, ma molti di loro erano legati ad atti pubblici e le posizioni sono state archiviate.

I nomi coinvolti

Decine di politici, sportivi e vip tra le vittime del caso dossieraggio. Nel mirino è ovviamente finito il centrodestra: dopo l’annuncio dei ministri del governo Meloni, Striano avrebbe cercato dati sul ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, sulla ministra del Lavoro Marina Calderone e su Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione. Ma non solo. Nel 2021 avrebbe già cercato informazioni su Francesco Lollobrigida, Adolfo Urso e Maria Elisabetta Alberti Casellati. Non mancherebbero inoltre sottosegretari e funzionari dei ministeri.

L’elenco dei vip è lunghissimo: dall’allenatore della Juventus Massimiliano Allegri all’ex presidente della Vecchia Signora Andrea Agnelli, passando per Cristiano Ronaldo e il rapper Fedez,

l’attore Lorenzo Parrotto e monsignor Giovanni D’Ercole, fino all’ex presidente Aifa Giorgio Palù e al marito di Manuela Arcuri Giovanni Di Gianfrancesco.

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