La festa, il motel, 12 ore di stupro: la violenza choc degli stranieri

Dopo una notte in discoteca, la vittima era stata condotta dagli aggressori nel luogo delle violenze. Tra botte, minacce e offese, la giovane non aveva trovato la forza di chiedere aiuto ai carabinieri

La festa, il motel, 12 ore di stupro: la violenza choc degli stranieri

Dodici ore di violenze brutali. Di botte, insulti, umiliazioni e minacce. Di foto e filmati che la ritraevano durante quell'interminabile stupro. La 23enne vittima a Milano di un abuso sessuale di gruppo era talmente sotto choc da non riuscire a chiedere aiuto nemmeno ai carabinieri. I tre albanesi arrestati con l'accusa di aver commesso quel sopruso - consumatosi il 3 maggio scorso - l'avrebbero ridotta "in uno stato di soggezione" tale da renderla inerme. Quasi stordita da quella sopraffazione animalesca. I dettagli che emergono dall'inchiesta che ha condotto i tre stranieri in carcere sono agghiaccianti e offrono un resoconto inquietante.

La festa in discoteca

Tutto era iniziato in una discoteca di Milano, dove la 23enne haitiana si era recata con un gruppo di persone. La ragazza, che secondo quanto si apprende lavora come escort, ha raccontato ai carabinieri di essere stata attratta da cinque giovani albanesi che all'interno del locale sedevano al tavolo accanto al suo. Gli stranieri, si legge nel verbale, "mostravano di avere molti soldi" e "orologi di alto valore". Inoltre ordinavano in continuazione "bottiglie molto costose". Quella sera, hanno accertato gli investigatori, avevano speso circa 2mila euro solo in champagne per festeggiare il compleanno di uno di loro, tale Jack.

L'approccio con la vittima

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, guidati dal sostituto procuratore Rosaria Stagnaro e dall'aggiunto Letizia Mannella, sarebbe stato proprio Jack ad avvicinare la 23enne e a proporle mille euro per trascorrere una notte di sesso con lui in un'albergo di lusso nel centro di Milano. "Ho accettato", ha ammesso la ragazza, affermando però che avrebbe fatto lo stesso anche gratuitamente, perché quel giovane le piaceva. All'uscita dalla discoteca, però, le cose hanno iniziato a prendere una piega diversa da quella che l'haitiana si aspettava. Davanti al locale, infatti, la coppia aveva trovato un'auto grigia con altri due albanesi a bordo (uno di essi si sarebbe presentato come il padre di Jack), diretta verso una meta differente da quella prevista.

Il motel e l'inizio delle violenze

Nel giro di alcuni minuti, infatti, la giovane era stata condotta in un motel di periferia e non nel lussuoso albergo a cinque stelle promesso poco prima. In quella struttura sarebbe poi iniziato il suo incubo. Le violenze, secondo quanto ricostruito, sono iniziate intorno alle 5.30 del mattino e si sono protratte fino al pomeriggio successivo. Dodici ore di molestie, di insulti e botte. In un primo momento, la giovane sarebbe stata stuprata da uno degli stranieri, raggiunto un'ora più tardi poi dagli altri due. Picchiata e umiliata con delle fotografie e dei filmati, la vittima avrebbe implorato gli aggressori di fermarsi, senza però essere ascoltata. Intorno alle 6/6.30, il primo colpo di scena: due carabinieri avevano bussato alla porta per controllare Jack, dal momento che il giovane risultava essere sottoposto ai domiciliari. Lo straniero e la 23enne erano stati identificati, senza però che la ragazza - sotto choc - avesse dato alcun allarme.

L'arrivo dei carabinieri

I militari erano poi tornati più tardi in quella stanza e avevano identificato anche gli altri due albanesi, che inzialmente pare si fossero nascosti nel bagno. ​Accertato che Jack non fosse più obbligato a stare a casa, i carabinieri si erano quindi allontanati e anche in quel caso la 23enne non aveva chiesto aiuto. Era "in uno stato di soggezione" tale da non poter reagire, argomenta l'accusa. A quel punto, le violenze erano riprese fino alle 15 del pomeriggio, quando gli aggressori l'avevano lasciata sola, sottraendole anche 70 euro dalla borsetta. L'ultimo sfregio dopo averla usata senza pietà per ore.

Per quei fatti sono stati accusati e arrestati - su ordine del gip di Milano - Alvardo Agaraj, di 21 anni, residente a Sedriano, suo fratello Xhentjan, 23 anni, e Alfiol Quku, di

29 anni. Il primo era già stato arrestato nelle scorse settimane per l'omicidio di Abderrahimi Elkharmoudi, il 45enne marocchino morto a Cornaredo dopo essere stato colpito da due colpi di pistola la notte del 23 ottobre.

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