I capelli, il falso amico e l'intercettazione: tutte le bugie di Sangare

Nell'ordinanza di convalida del fermo, il gip ha messo in fila tutte le bugie di Sangare prima della confessione dell'omicidio di Sharon Verzeni

I capelli, il falso amico e l'intercettazione: tutte le bugie di Sangare
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Moussa Sangare è il 33enne che ha accoltellato, nella notte tra il 29 e il 30 luglio scorsi a Terno d’Isola, nella bergamasca, Sharon Verzeni. È "l'uomo in bicicletta" che i fotogrammi delle telecamere di sorveglianza posizionate nei pressi, ma non sul luogo, del luogo dell'omicidio hanno ripreso mentre correva a tutta velocità. C'è voluto oltre un mese ma gli investigatori, a seguito di un importante lavoro, sono riusciti a individuarlo e a interrogarlo. Finora, l'unica versione di Sangare che era emersa era quella della sua confessione ma sono stati forniti altri dettagli di quell'interrogatorio, che hanno fatto emergere tutte le bugie del 33enne e che mettono in evidenza una scarsa volontà di collaborare con gli inquirenti, almeno nelle prime battute.

Inizialmente, Sangare ha dichiarato agli inquirenti che Sharon, quella notte, era in compagnia "di un amico" e che questo l'avrebbe accoltellata a seguito di una discussione, prima che lui arrivasse. Questo emerge dall'ordinanza di convalida del fermo del gip Raffaella Mascarino, che ha riconosciuto per Sangare le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi. Il gip scrive anche che l'uomo era giunto "addirittura a negare di essersi recato, negli ultimi mesi, a Terno d'Isola" e solo dopo essere stato messo davanti alle immagini che lo ritraevano sul posto quella notte ha ammesso la verità. Tuttavia, sembrava aver la versione pronta quando ha riferito agli investigatori che sì, lui era lì, ma l'autore dell'omicidio era "un altro fantomatico soggetto, di cui forniva una descrizione sommaria e incoerente". Anche questa ricostruzione è stata facilmente smontata durante l'interrogatorio, visto che Sharon è stata ripresa mentre passeggiava da sola "per tutto il tragitto antecedente al suo omicidio". Sangare ha mentito anche sui suoi capelli, dichiarando di averli tagliati 2 o 3 mesi prima la, spiega il gip nell'ordinanza, la lunghezza "estremamente corta" faceva ritenere che "il taglio doveva essere avvenuto in epoca molto più recente".

Solo una volta che è stato messo davanti alle sue palesi contraddizioni, Sangare è crollato e ha confessato l'omicidio ma senza indicare alcun motivo. Ha parlato di un "feeling" di fare del male a qualcuno. Una "confessione piena", la definisce il gip, confermata poi nell’interrogatorio di garanzia nel carcere di Bergamo, dal quale è stato spostato a quello di San Vittore per la sua incolumità.

Elementi di colpevolezza a carico di Sangare erano già emersi nella sala d'aspetto della sala interrogatori, quando il 33enne ha tenuto una conversazione "sospetta" con due dei testimoni ed era registrato a sua insaputa.

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