"Ho incrociato la ragazza prima da davanti. Non aveva la borsa; portava gli occhiali, avrei detto che avesse i capelli biondi; indossava jeans e aveva le cuffiette nelle orecchie. A quel punto l’ho seguita da dietro, l’ho toccata sulla spalla con la mano sinistra e le ho detto 'scusa per quello che sta per accadere'. Lei ha tolto le cuffiette quando si è sentita toccare. Ha sentito la frase. Ho preso il coltello. La prima coltellata l’ho data al petto e il coltello è rimbalzato. Lei stava scappando, sono sceso dalla bici, l’ho rincorsa e l’ho colpita alla schiena più volte, tre o quattro". Sembra la sceneggiatura di un film dell'orrore quello che Moussa Sangare, il 30enne reo confeso di aver ucciso Sharon Verzeni, racconta al gip Raffaella Mascarino durante l'interrogatorio di convalida del fermo. Il ragazzo, accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motili, ripercorre la sequenza drammatica dell'aggressione mortale alla giovane barista: "Lei ha urlato chiedendo 'perché', dicendo 'sei un codardo, sei un bastardo'. Poi ho ripreso la bici e velocemente mi sono allontanato".
Gli appunti sull'omicidio
Quella di Moussa Sangare, 30 anni, aspirante rapper, è una narrazione lucida e distaccata. Come anticipa il Corriere della Sera, davanti al pm Emanuele Marchisio, che assiste all'interrogatorio, il giovane non batte ciglio. Chiede alla gip di poter fumare, lei lo ascolta e verbalizza. Il magistrato gli chiede conto di un foglietto che ha in tasca: sono gli appunti di un femminicidio avvenuto a Venezia nel 2021. Il killer, un nigeriano, ha ucciso la moglie a coltellate. "Non so perché avessi quel biglietto, - spiega -e ro interessato a questa notizia". Poi aggiunge: "Guardo polizieschi e sono interessato a casi dove l’assassino utilizza i coltelli".
"Sapevo di voler accoltellare Sharon"
La notte del delitto, Moussa esce di casa con un coltello nello zaino. Vaga in sella alla sua bici per 40 minuti "seguendo un'onda, senza sapere bene dove stavo andando", dice. Arriva in via Castegnate, a Terno d'Isola, e incrocia Sharon: lei sta camminando con le cuffiette alle orecchie, ascolta la musica e guarda le stelle. Lui si avvicina: "Sapevo che volevo accoltellarla - racconta al gip - Appena l'ho toccata ho iniziato a tremare". Decide di colpirla: una, due, tre volte. Le sferra quattro coltellate mortali. Dopodiché ripone la lama insanguinata nello zaino e inizia a pedalare velocemente. Arriva a Susio, dove vive, nasconde il coltello e gli abiti sporchi di sangue sotto il divano. Due giorni dopo, decide di far sparire tutto "in caso mi fossero venuti a chiedere informazioni", precisa. L'arma del delitto viene ritrovata lungo l'argine del fiume Adda, in località Moldago. È lì che il killer l'ha seppellita.
"Come se mi fossi liberato di un peso"
Prima di aggredire Sharon, Sangare incrocia altre sette persone. Ha il coltello infilato nella cintura dei pantaloni: "Per questo era chinato a pedalare", spiega. Pensa di rapinare un uomo a bordo di una Bmw, ma poi desiste. Successivamente s'imbatte in due ragazzini di 15 anni, che minaccia con il coltello. Alla fine intercetta e sceglie come bersaglio la giovane barista, "soggetto più vulnerabile", precisa il gip.
Dopo l'omicidio prova una sensazione di sollievo: "Mi veniva da piangere però al tempo stesso mi sentivo libero, pensavo ìche roba'. Sul divano ho sentito una specie di confort, come se mi fossi liberato di un peso. - conclude -Il giorno dopo abbiamo fatto una grigliata con gli amici".
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