Inutilizzabile la testimonianza del fratello di Saman: “Era indagabile”

Il fratello di Saman Abbas avrebbe dovuto essere indagato, anche per questioni di garanzie nei suoi confronti: ora l'udienza con la sua testimonianza slitta a martedì

Inutilizzabile la testimonianza del fratello di Saman: “Era indagabile”
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Un colpo di scena davvero inatteso al processo per il sequestro, l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Saman Abbas: il fratellino, oggi maggiorenne, sarebbe stato indagabile al momento dell’incidente probatorio e quindi le sue dichiarazioni non sono utilizzabili, per via dei “precisi indizi di reità” ravvisati. Lo ha reso noto in un’ordinanza letta all’esordio dell’udienza di oggi la presidente della corte d’assise di Reggio Emilia Cristina Beretti.

In conseguenza a questa ordinanza, i verbali delle testimonianze del giovanissimo nei giorni 12, 15 e 21 maggio 2021 non sono quindi utilizzabili: all’epoca il giovane aveva 16 anni ed era indagato per violenza privata. In altre parole, si stavano svolgendo su di lui indagini sì, ma non per omicidio, bensì per altra ipotesi di reato, poi caduta: inizialmente ci si è chiesti se in effetti il fratello abbia cercato di far tornare Saman in Pakistan con la forza.

Successivamente all’ordinanza Beretti ha invitato pubblico e giornalisti a uscire, per seguire l’udienza in collegamento video: è stato predisposto un paravento per la testimonianza che però alla fine non c’è stata. La legale del fratello di Saman infatti, Valeria Miari, ha chiesto un termine per valutare se avvalersi della facoltà di non rispondere, sebbene la sua posizione non sia di fatto cambiata: l’udienza è stata quindi rinviata al 31 ottobre.

La testimonianza del fratello di Saman è stata finora cruciale: è stato lui a indicare come presunto esecutore materiale dell’omicidio lo zio Danish Hasnain, imputato insieme ai cugini Ikram Ijaz e Noumanoulaq Noumanoulaq, e ai genitori di Samam Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, quest’ultima ancora latitante. La 18 enne era scomparsa da Novellara la notte successiva al 30 aprile 2021 e secondo gli inquirenti potrebbe essere stata uccisa per essersi opposta al matrimonio forzato.

I giudici tuttavia ritengono che la posizione del fratello della vittima avrebbe dovuto essere approfondita, dato che sarebbe stato lui a mostrare ai famigliari i messaggi che Saman scambiava con il fidanzato Saqib Ayub, inviso alla famiglia di lei solo perché di casta "inferiore". Inoltre lo zio Danish avrebbe detto al nipote, la notte dell’omicidio, di rientrare in casa per non essere ripreso dalle videocamere di sorveglianza.

Nei giorni scorsi la difesa degli imputati ha proprio insistito su questo punto. L’avvocato di Danish, Liborio Cataliotti, ha ipotizzato otto reati, tra cui concorso in omicidio, per il fratello di Saman, mentre Luigi Scarcella, difensore di Noumanoulaq, ha detto: “Il ragazzo era ed è a tutt’oggi da indagare per omicidio: lui è concorrente morale e materiale”. Anche la legale di Ikram Mariagrazia Petrelli è stata d’accordo. In disaccordo invece i legali di Shabbar e Nazia, Enrico Della Capanna e Simone Servillo, che hanno spiegato: “Prima lo si ascolti, poi si vedrà eventualmente se indagarlo”.

Dopo il rinvio di

oggi, Cataliotti e Scarcella hanno promesso: “Sentiremo il fratello di Saman nella massima serenità, senza colpevolizzarlo. Non vogliamo colpevolizzare nessuno né fare proclami di vendetta. Attendiamo martedì”.

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