"Non ne ha diritto...". Adesso Genovese deve tornare in carcere: ecco perché

Il 45enne, a fine gennaio scorso, attraverso i suoi legali, aveva deciso di non ricorrere in appello contro la condanna dello scorso settembre

"Non ne ha diritto...". Adesso Genovese deve tornare in carcere: ecco perché

Da luglio 2021 era agli arresti domiciliari in una comunità per tossicodipendenti, ora torna in carcere l’imprenditore delle start up digitali Alberto Genovese. L’ordine di esecuzione di pena è stato eseguito dalla squadra mobile e sottoscritto dal pubblico ministero di Milano Adriana Blasco, dopo la condanna definitiva a sei anni, undici mesi e dieci giorni per aver stordito con droghe e violentato nel 2020 due ragazze, la prima nella residenza Villa Lolita a Ibiza e l'altra nel suo attico milanese Terrazza Sentimento. Il 45enne Genovese è di nuovo dietro le sbarre per il reato ostativo di violenza sessuale che non consente in questo caso di scontare la pena ai domiciliari.

La sentenza

L’imprenditore del web, che è stato trasferito nel carcere di Lecco, a fine gennaio scorso, attraverso i suoi legali Luigi Isolabella e Davide Ferrari, aveva deciso di non ricorrere in appello contro la condanna dello scorso settembre, con rito abbreviato, a otto anni e quattro mesi di reclusione per i due casi di violenza sessuale. In questo modo aveva ottenuto lo sconto di un sesto, previsto dalle nuove norme della legge Cartabia, e così la pena è scesa a poco meno di sette anni. Adesso, però, è stato eseguito l'ordine di esecuzione pena con carcerazione, perché la procura ha valutato che i reati per i quali è stato condannato, ovvero violenza sessuale e violenza sessuale di gruppo (in concorso con l'ex fidanzata nel caso di Ibiza), sono ostativi alla concessione in questo caso della detenzione domiciliare. Elemento questo che è il principale nel provvedimento della procura e che si somma al fatto che il residuo pena che Genovese, arrestato il 6 novembre 2020, deve scontare, togliendo il pre-sofferto (ossia il tempo già passato in custodia cautelare), è più di quattro anni. É di circa quattro anni e otto mesi, infatti, ma con l'eventuale concessione della liberazione anticipata potrebbe scendere fino a poco più di quattro anni e due mesi.

La linea della difesa

Ora la difesa dell’imprenditore ha di fronte due strade in teoria: ricorrere contro il provvedimento della procura davanti al giudice dell'esecuzione che ha emesso la sentenza, oppure rivolgersi al

Tribunale di sorveglianza per chiedere che venga concessa una misura alternativa al carcere, ossia che possa tornare comunque ai domiciliari, anche prima che il residuo pena scenda sotto i quattro anni.

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